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Memorie del Teatro Valle: Eleonora Duse
con Alvia Reale, Simone Francia
testi a cura di Emanuela Pistilli
musiche eseguite dal vivo da Paolo Lamagna, fagotto
ore 20.00 ingresso libero su prenotazione
La storia di Eleonora Duse, nata in una famiglia di commedianti il 3 ottobre 1858 e destinata fin dalla culla al mestiere dell’attrice, ricalca quella delle eroine tragiche dei romanzi ottocenteschi, dalla sua ascesa fino alla sua morte in un albergo a Pittsburgh il 21 aprile 1924. Cresciuta al seguito della compagnia teatrale dei genitori, Eleonora Duse conosce fin da giovane il dolore della perdita e dell’abbandono, dalla precoce morte della madre a quella del primo figlio, nato da una relazione clandestina.
Questa attrice dall’aspetto minuto e dall’aria esaltata, quantomeno singolare se non brutta secondo i canoni estetici dell’epoca, seppe imporre un nuovo modo di recitare. Come ebbe a scrivere Hermann Hesse “la sua recitazione, anche quella della mani, era favolosamente fine e trascinante; la sua voce era capace di ogni sfumatura, riuscendo ad essere commoventemente infantile o a far gelare il sangue nelle vene”. Eleonora Duse seppe dare una impronta naturale e plastica alla sua recitazione, rifiutando ogni forma di mascheramento che potesse in alcun modo alterare la sua presenza. Convinta della necessità per l’attore di annullarsi nell’opera del poeta, di essere un mezzo anonimo sacrificato all’arte, Eleonora Duse si impose come la più grande attrice italiana di fine secolo. Tornata a recitare all’età di sessantacinque anni, Eleonora Duse ne La donna del mare di Ibsen, rappresentata a Torino nel 1921, inaugurò una nuova fase della sua arte, definita dai critici spirituale e religiosa.
La sua storia turbolenta con Gabriele D’Annunzio, diversamente dalla lunga relazione segreta con Arrigo Boito, divenne di dominio pubblico, destando pettegolezzi e scandalo. Nonostante i numerosi tradimenti amorosi e artistici di D’Annunzio, la Duse decise in modo irremovibile di unire per anni la sua vita artistica a quella del Poeta, imponendo in Italia e all’estero le opere di D’Annunzio. Nel 1923, nonostante il parere negativo dei medici, la Duse decise di partire per una tournée in America, consapevole che era nata e sarebbe morta, come ogni attore di rango, sulle sue adorate tavole di legno.
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