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di Roberto Scarpetti
regia César Brie
con Andrea Bettaglio, Catia Caramia, Massimiliano Donato
Marco Rizzo, Umberto Terruso
assistente alla regia Elisabetta Carosio
musiche originali Pablo Brie
scene e costumi Giancarlo Gentilucci
assistente scene e costumi Daniela Vespa
residenza: Arti e Spettacolo
orari spettacolo
ore 21
domenica ore 19
durata 90'
Produzione Teatro di Roma
con il sostegno di Roma Capitale, nell’ambito delle manifestazioni realizzate in occasione
del Giubileo della Misericordia
Campo Teatrale
in collaborazione con Short Theatre 11
In una affollatissima metropolitana di una grande città, Davide, un ragazzo italiano, coperto dal cappuccio della sua felpa, è pronto a farsi esplodere. Prima della bomba indaga e va alla ricerca dei motivi e delle cause che hanno portato il giovane a convertirsi all’Islam, a realizzare l’ordigno con i suoi amici Karim e Rafiq, rispettivamente un italiano convertito e un fondamentalista afgano, e a farsi saltare in aria. Un viaggio all’interno di una conversione che ha virato verso un credo più radicale ed integralista, di una crisi personale e dell’ideologia di chi voleva cambiare il mondo credendo che fosse in atto una nuova Shoah, con i musulmani al posto degli ebrei e con l'Occidente a fare la parte dei Nazisti.
L’inquadramento ideologico è molto preciso e la propaganda sembra aver fatto presa su chi, come Davide, pensava di voler cambiare il mondo. Quante sono le vittime civili, uomini, donne e bambini, che ogni giorno vengono uccise dai droni degli Stati Uniti? Quanti i musulmani innocenti che muoiono inutilmente? E per questo Davide, Karim e Rafiq sentono di dover fare qualcosa, sentono di dover aiutare i loro fratelli musulmani in nome della Ummah, la nazione islamica. Prima della bomba nasce da una serie di domande: cosa trovano i ragazzi europei nell’Islam che non riescono a trovare nella loro cultura di appartenenza? Possono le nostre conformiste società occidentali dare un nuovo spazio al dissenso giovanile? O forse sono questi giovani costretti a cercare in culture lontane dall’Occidente uno sfogo alla loro voglia di cambiare il mondo? Uno spettacolo più che mai attuale, che riflette sul senso di appartenenza, sull’esigenza di sentirsi coinvolti in qualcosa, sui giovani e sulle differenze culturali e religiose tra Oriente e Occidente.
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