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di Pier Paolo Pasolini
drammaturgia Emanuele Trevi
regia Massimo Popolizio
con Lino Guanciale
e Sonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Lorenzo Grilli, Michele Lisi
Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Alberto Onofrietti, Lorenzo Parrotto, Cristina Pelliccia, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco
Francesco Santagada, Stefano Scialanga, Josafat Vagni, Andrea Volpetti
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
canto Francesca Della Monica
video Luca Brinchi e Daniele Spanò
assistente alla regia Giacomo Bisordi
orari spettacolo
prima ore 21.00
martedì e venerdì ore 21.00
mercoledì e sabato ore 19.00
giovedì e domenica ore 17.00
1 novembre ore 17.00
lunedì riposo
durata 1 ora e 45'
per i possessori di un biglietto di Sono Pasolini in scena al Teatro india dal 25 al 30 ottobre 2016
ingresso promozionale a 12 euro per le repliche di Ragazzi di vita della prima settimana (dal 27 al 30 ottobre)
programma di sala
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RaiNews24
Pasolini raccontato a teatro di Micol Pieretti
I giovani di borgata di Pier Paolo Pasolini per la prima volta a teatro.
Dal 26 ottobre all'Argentina di Roma la messa in scena di "Ragazzi di vita",
primo romanzo del poeta corsaro. Spettacolo che chiude simbolicamente l'anno dedicato a Pasolini a 40 anni dalla sua morte.
A coronamento ideale del ricchissimo percorso Il Teatro di Roma per Pasolini, la stagione 2016-17 del Teatro Argentina si apre con Ragazzi di vita, per la regia di Massimo Popolizio e con Lino Guanciale tra i protagonisti assieme a un folto gruppo di interpreti. Un anno pasoliniano denso di appuntamenti, che simbolicamente si chiude con la messa in scena del primo romanzo edito del “poeta corsaro”: nel 1955 Ragazzi di vita diede scandalo con le sue storie di povertà e disperazione, in cui ragazzi nati orfani d’innocenza riversavano per le strade le loro vitalità emarginate.
Il Lenzetta, il Riccetto, il Caciotta: ragazzi delle borgate di periferia che parlano in dialetto romanesco e trascorrono le loro giornate alla ricerca di qualche soldo e nuovi passatempi. “In queste scene prevalgono una marcata gestualità e il parlato romanesco, o meglio quella singolare invenzione verbale, di gusto espressionista e non neorealistico, che Pasolini stesso definiva una lingua inventata, artificiale. Non è insomma la lingua in cui parlano effettivamente i «ragazzi di vita», ma la loro lingua come viene percepita dal narratore, che è un uomo diverso da loro, e in tutti i sensi uno straniero” annota Emanuele Trevi, che ha curato l’adattamento drammaturgico. I “ragazzi” di Pasolini sono personaggi emarginati dalla città normale, degna e patinata. Agguantano la vita a piene mani e a pieni polmoni da un universo di fibrillazioni e vitalità anarchiche che è totalmente altro rispetto ai contesti borghesi, ai micro-cosmi protetti e istituzionali di lavoro o scuola.
In questo allestimento, “da una parte ci sono i ragazzi immersi in quello che fanno, e incapaci di vedere oltre alle immediate contingenze che li tengono impegnati. Dall’altro c’è questo straniero che li spia, e che a differenza di loro vede tutto, parla di Roma come se la sorvolasse come un uccello rapace o un drone. Ma non si accontenta di rimanere lassù. È attratto dal basso, dove brulicano le storie. E in queste storie è sempre presente, perché è lui a farle iniziare, a colmarne le reticenze, a rimetterle in carreggiata quando i loro protagonisti sembrano dimenticarsi di quello che stavano facendo e dicendo”.
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