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Il teatro lettone si è sviluppato sotto la doppia influenza del teatro russo di Stanislavski e del teatro tedesco di Brecht. Ancorata dentro la realtà sociale, l'estetica iperrealista di Hermanis si ispira tuttavia alle forme del teatro tradizionale - il burlesco o il mimo ad esempio. Il regista rivendica un ascolto preciso della personalità dei suoi attori e collaboratori.
Hermanis utilizza il teatro come strumento per le sue ricerche antropologiche, che oggi si concentrano soprattutto sulla quotidianità. Per questo i suoi attori, sia a Riga che nei teatri di cui è ospite all'estero, passano la maggior parte del tempo delle prove fuori dal teatro. Perché è dalla vita quotidiana che trae ispirazione l'estetica di Hermanis. Lo si vede molto bene in Long Life allestito nel 2003 con la sua compagnia, spettacolo che è diventato una sorta di manifesto del suo lavoro. In Long Life si segue la giornata di sette anziani che vivono in un appartamento collettivo ancora risalente all'epoca sovietica. Tutta la scena è stracolma dei banali oggetti raccolti durante tutta una vita, oggetti che meglio di qualsiasi parola definiscono i personaggi in scena e che sono in realtà i veri protagonisti dello spettacolo, determinandone ogni più minuto snodo drammaturgico. Elevato a potenza, questo ammasso di oggetti, spesso raccolti negli appartamenti di anziani appena deceduti, lo si è in un certo senso ritrovato in Blindende Finsternis, spettacolo allestito lo scorso anno allo Schauspielhaus di Zurigo e ambientato in una casa per ciechi tutta ricolma di oggetti del quotidiano. Quel che affascina Hermanis negli oggetti è il loro carico di memoria: «il futuro è noiosamente prevedibile, è il passato che mi affascina».
Il fondatore del Nuovo Teatro di Riga Alvis Hermanis ha una memoria stupefacente per gli oggetti e i particolari della vita quotidiana. È uno dei pochi ad apprezzare una realtà che va scomparendo - può a volte non amarla, ma sa apprezzarla. Hermanis guarda al passato con una nostalgia venata d'ironia e non cerca di darne un'immagine stilizzata bensì di ricostruirlo. Nella sua ormai celebre messinscena dell'Ispettore generale, una tipica storia russa è stata trasformata in un'altrettanto tipica storia sovietica. La guardi e subito ti viene in mente l'odore della kaša, l'apparizione fugace di un paio di mutandine rosse che spuntano da un vestito di cotone stampato a colori sgargianti, i volti femminili trasformati da strati di fondotinta da quattro soldi. Il vero protagonista di questo e di molti altri spettacoli di Hermanis è il tempo, un tempo sospeso, immobile. E siamo in grado di dire dove si è fermato: nel nostro ricordo, ed è molto difficile rinunciarci. Non è ancora consumato.
Il regista lettone era un giovane durante l'era sovietica ed è arrivato alla maturità quando il suo paese ha conquistato l'indipendenza. Lo sguardo di Hermanis sull'URSS è simultaneamente interno ed esterno e risulta perciò distaccato e coinvolto al tempo stesso. Questa duplice prospettiva conferisce una qualità sorprendentemente stereoscopica persino alle battute più innocue. Anche Long Life, una pièce che ha recentemente riscosso grande successo a livello europeo, fa appello alla nostra memoria. Siete mai andati a trovare degli anziani che vivono da soli? Avete presente quei mucchi di logori oggetti ammassati nelle loro case? Benché occupino uno spazio prezioso, i proprietari non riescono a buttarli via perché sono l'incarnazione del loro passato. Nell'opera di Hermanis simili oggetti sono riprodotti con meticolosa accuratezza. Tra vecchie fotografie, tappeti, coperte e divani spelati cinque vecchi si muovono sulla scena, borbottano, litigano e si amano dall'alba al tramonto. I loro ruoli sono interpretati da giovani attori, che riescono abilmente a mantenere l'equilibrio tra il realismo e il grottesco.
La passione per l'autenticità e il documento è un segno dei nostri tempi, o almeno di come il teatro percepisce e interpreta il presente. Non a caso, uno dei metodi più in voga nella scrittura teatrale è quello della riproduzione fedele, "parola per parola", della realtà. Hermanis è un maestro di questa fedeltà, ma la sua è una fedeltà squisitamente teatrale. Sotto questo profilo non c'è praticamente nessuno che possa competere con lui oggi.
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