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Théâtre de l’Œuvre di Parigi, 10 dicembre 1896.
Tra applausi scroscianti, insulti e violente scazzottate, debuttava l’Ubu Roi, opera prima di Alfred Jarry.
Nella Parigi fin de sìècle, dopo i traumi provocati dalla caduta del Secondo Impero e poi della Comune, cominciarono a comparire inaspettati personaggi. Alfred Jarry fu uno dei primi componenti di una sorta di genio-guastatori, che metterà in crisi tutti i paradigmi preesistenti, per dare così forma alla Modernità.
“L’uscita è da quella parte, prego!” recitava un cartello presente in sala, al Théâtre de l’Œuvre. Era il primo di una serie di schiaffi alle convenzioni, che caratterizzavano quello spettacolo-manifesto. Alfred Jarry fu intellettuale ribelle e raffinato provocatore, ciclista instancabile, consumatore di assenzio e che fece dell’immaginazione l’unico strumento di sopravvivenza nella cosiddetta realtà. Definito proto-dadaista dai dadaisti, proto-futurista dai futuristi, proto-surrealista dai surrealisti, proto-assurdista dagli assurdi e proto-postmodernista dai postmoderni il suo lavoro li ha preceduti tutti e ha trovato nella scrittura di Ubu la sintesi perfetta.
Il personaggio di Padre Ubu "simboleggia l’apoteosi del ventre e il trionfo del grugno nella Storia universale“ e non offre altro che la personificazione dei più sconsolanti aspetti della condizione umana. Ubu è grottesco, maleducato, avido, goloso, stupido, arrogante, ma paurosissimo. Brama il potere, ma poi non sa gestirlo. È un uomo come tutti, che si ritrova quasi per sbaglio a essere a capo di tutti, suo malgrado. Per Jarry “…potrebbe anche essere l'anarchico perfetto se non avesse quei tratti umani che impediscono a ognuno di diventare perfetti anarchici”. Sua moglie è ugualmente ripugnante nell’ aspetto e negli atteggiamenti, brama il potere, ma, a differenza di Padre Ubu non teme nulla ed è disposta a tutto pur di ottenerlo. Jarry come Lautréamont saccheggia tutto e tutti: le leggende bretoni e medioevali, la propria biografia, il teatro popolare, i burattini e Shakespeare. Padre e Madre Ubu interpretano le ambizioni politiche come Macbeth e Lady Macbeth: Madre Ubu spinge Padre Ubu a uccidere il re di Polonia per rubargli la corona. Ci riuscirà ma verrà poi sfidato da Bugrelao, figlio del re morto. Vediamo i fantasmi dei re ancestrali, come in Amleto, e il tradimento senza fine di Riccardo III. Eserciti che lottano con sé stessi, contadini con nomi di nobili trucidati sulla pubblica piazza, macchine per decervellare e parate d’ispirazione sovietica. Tutto questo è Ubu Re, una satira feroce sulla brama di potere e sulle sue tragicomiche conseguenze, un attacco poetico e terribile alla società, alle sue regole e alle sue convenzioni.
Alfred Jarry era nato a Laval in Bretagna, una delle rare città dal nome palindromo e i palindromi sono quei fenomeni linguistici che riuniscono tutti gli alfabeti, sia a direzione destrorsa che sinistrorsa, alludendo, chissà, a quella lingua universale e prebabelica, dove forse si leggeva tutto dall’inizio alla fine e viceversa. E anche il nome di Ubu è un palindromo…
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