documenti collegati
Una nota di Andrea De Rosa
È legittimo uccidere il Tiranno?
Ho deciso di affrontare il Giulio Cesare di Shakespeare concentrandomi su questa antica questione filosofica, privilegiando esclusivamente l’aspetto politico del testo; ho chiesto a Fabrizio Sinisi di rileggere l’originale in quest’ottica e di riscriverlo alla luce di questa specifica lente d’ingrandimento, trascurando i mille risvolti che, come sempre nei testi di Shakespeare, concorrono ad alimentare una vicenda piena di implicazioni dalla forte densità emotiva e psicologica, ma puntando invece sull’elemento universale della questione.
Varcando il Rubicone e marciando in armi verso Roma, Cesare ha oltraggiato la Repubblica, ha compiuto un atto violento e spregiudicato, ha aggredito la struttura democratica di Roma per farsene unico interprete. Dopo quasi cinquecento anni dalla cacciata dell’ultimo Re (Tarquinio il superbo), un uomo solo si ritrova ad accentrare nella propria persona un immenso potere (Cesare aveva strappato al Senato la nomina a dittatore, ma per la prima volta nella storia di questa carica, che veniva concessa solo per brevi periodi e soprattutto nei momenti di crisi, egli l’aveva ottenuta in modo perpetuo, cioè a vita).
Convinti di agire per il bene dello stato, i congiurati – Bruto, Cassio e Casca – decidono di rimuovere il problema: uccidere l’uomo che si è trasformato, davanti ai loro occhi, in Tiranno. Ma si accorgono presto che l’identificazione tra Cesare e Roma è ormai profonda e irreversibile. Prendendo lo Stato, Cesare ha impersonato lo Stato, lo ha plasmato e modificato strutturalmente, tanto che, anche dopo il suo assassinio, niente potrà essere più lo stesso. Il corpo che essi volevano salvare – la Repubblica – subirà invece una micidiale mutilazione: per rimuovere il male, essi devono infliggere un colpo mortale proprio al corpo che intendevano sanare. Uccidere il Tiranno può non bastare se non se ne può uccidere il potere e spesso il potere del Tiranno risiede proprio nella comunità che lo subisce, che arriva talvolta a proteggerne e tutelarne il dominio. Il rapporto fra popolo e Tiranno è un rapporto ambiguo, amoroso e violento, che ricorda molto, nel profondo, quello tra padri e figli (“Ma sei forse meno schiavo se sei amato dal tuo padrone?” scriveva Pascal in uno dei suoi Pensieri).
La storia del Novecento è stata attraversata da molte infami dittature e altre sembrano affacciarsi in questo oscuro inizio del nuovo millennio. Sembra esserci un destino inesorabile che ci riporta continuamente a dover fare i conti con questo spettro, brutale e contraddittorio, che da sempre si agita nella storia umana: si vuole, si può, si deve uccidere il Tiranno?
Andrea De Rosa
News
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Il compratore di anime morte
-
“L’eco der core” Roma com’era, Roma com’è nei testi e nelle canzoni di Roma
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa
-
Roma in versi
-
È nato il nuovo canale Instagram della Fondazione Teatro di Roma!
-
Teatro di Roma, nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione
-
Il Teatro di Roma diventa Fondazione
-
Carta Giovani Nazionale
-
Art Bonus - Sostieni il tuo teatro!