documenti collegati
“Come fanno le persone normali a sopportare senza vendicarsi?”
Non è un caso che Tito Andronico, la prima tragedia scritta da Shakespeare, sia la sua opera più cruenta, sanguinaria e violenta, ciò è certamente dovuto oltre alla giovane età dell’autore ma anche alla sua consapevolezza che questi ingredienti, all’epoca, fossero molto attraenti per il pubblico, realizzando importanti incassi al botteghino. È evidente che Shakespeare, in particolare all’inizio della sua vita teatrale badasse molto a questo aspetto, pena il suo futuro in palcoscenico. A quanto pare le cose oggi come allora non sono tanto cambiate. Potremmo dire che Tito Andronico sia l’equivalente di un film splatter dei nostri tempi, il linguaggio e la drammaturgia sono chiaramente più alti ma l’obbiettivo di fondo era lo stesso.
Tuttavia, poiché sempre di Shakespeare si sta parlando, è stato ancora più interessante lavorare ad un processo di scarnificazione dell’opera per scoprire cosa altro ci fosse dentro questa storia.
E’ così che nella ri\scrittura di Michele Santeramo, smussando il carattere epico dell’opera e abbandonandone quello tragico per trasferirlo nel registro del drammatico, nel quale il pubblico di oggi ha più strumenti per riconoscersi, Tito Andronico è diventato più semplicemente Tito, l’antieroe Tito. Tito padre di famiglia, di figli immaturi ed acerbi, Tito oberato dal peso della responsabilità. Tito uomo. Un uomo alla ricerca della normalità. Vorrebbe ascoltare musica, leggere un libro, starsene in pantofole. Tito alla ricerca della pace. Ma c’è pace se la guerra è altrove? Ed è in questa pace apparente, fra le mura casalinghe che il sangue continua a scorrere mentre si consuma la vendetta dei suoi vecchi nemici. A questo punto il Tito di Shakespeare si ribella a quello di Santeramo, la normalità desiderata diventa la causa della tragedia che si fa di nuovo viva sul finale, quando Tito dovrà, suo malgrado, vendicarsi e rispondere al ruolo cui è destinato.
Nel frattempo però Lavinia, la figlia di Tito a cui Demetrio e Chirone hanno tagliato la lingua, nella riscrittura di Santeramo si ribella a quella di Shakespeare che la vuole muta e parla, si confessa, si svuota ed infine contesta la sua condizione di attrice costretta a recitare una parte che non le piace.
Ed è questa un’altra delle chiavi di questa messinscena, ovvero la consapevolezza sempre chiara e presente negli attori di star recitando una tragedia. Non con un esplicito dentro\fuori ma in un luogo più ambiguo e sottile in cui il piano della realtà e della finzione si intrecciano e confondono continuamente.
A volte sono i personaggi a parlare fra di loro ma molto spesso sono gli attori che parlano fra di loro attraverso le parole dei personaggi.
Gabriele Russo
News
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Il compratore di anime morte
-
“L’eco der core” Roma com’era, Roma com’è nei testi e nelle canzoni di Roma
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa
-
Roma in versi
-
È nato il nuovo canale Instagram della Fondazione Teatro di Roma!
-
Teatro di Roma, nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione
-
Il Teatro di Roma diventa Fondazione
-
Carta Giovani Nazionale
-
Art Bonus - Sostieni il tuo teatro!