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Dal 17 al 21 ottobre al Teatro Argentina
la storia dal 1842 ai giorni nostri con il grande affresco diretto da
Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, epopea teatrale sul rapporto tra Occidente e Afghanistan.
Una saga-evento divisa in due parti che ripercorre gli ultimi 170 anni d’Afghanistan, turbolenta e sanguinaria, attraverso i racconti commissionati dal Tricycle Theatre ai più interessanti autori della scena anglosassone
AFGHANISTAN
di Lee Blessing, David Greig, Ron Hutchinson, Stephen Jeffreys,
Joy Wilkinson, Richard Bean, Ben Ockrent, Simon Stephens, Colin Teevan, Naomi Wallace
traduzione Lucio De Capitani
regia Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani
con Claudia Coli, Michele Costabile, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Fabrizio Matteini,
Michele Radice, Emilia Scarpati Fanetti, Massimo Somaglino, Hossein Taheri, Giulia Viana
scene e costumi Carlo Sala - video Francesco Frongia
luci Nando Frigerio - suono Giuseppe Marzoli
Produzione Teatro dell’Elfo, Emilia Romagna Teatro Fondazione
in collaborazione con Napoli Teatro Festival, con il sostegno di Fondazione Cariplo
La tragedia dell’Afghanistan ripercorsa lungo più di un secolo di storia turbolenta e sanguinaria, dal 1842 a oggi, con Afghanistan, saga-evento divisa in due parti, Il grande gioco e Enduring Freedom, della durata complessiva di circa 6 ore, diretta da Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, in scena dal 17 al 21 ottobre al Teatro Argentina. La storia a teatro degli ultimi 170 anni attraverso dieci quadri scelti tra i tredici autori della scena anglosassone coinvolti nel progetto firmato Tricycle Theatre, importante fucina di teatro politico londinese. Un’epopea teatrale sul rapporto tra Occidente e Afghanistan messo in scena in due parti: Il grande gioco, che comprende cinque episodi ambientati fra il 1842 e il 1996, e Enduring Freedom, che comprende i restanti cinque, ambientati fra il 1996 e i giorni nostri. Agli autori è stato chiesto di comporre dei quadri narrativi ispirati alla storia afghana, dando vita ad un esperimento di drammaturgia contemporanea basato sulla coesistenza di episodi narrativi indipendenti e al tempo stesso complementari. Poetiche, tragiche, crudeli, profondamente umane, le vicende sono portate sulla scena da un cast di dieci attori – Claudia Coli, Michele Costabile, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Fabrizio Matteini, Michele Radice, Emilia Scarpati Fanetti, Massimo Somaglino, Hossein Taheri e Giulia Viana – calati nei panni di vari personaggi mano a mano che la storia si inoltra nel nostro secolo attraverso luoghi, famiglie, amori, sofferenze, nomi diversi. «Noi siamo molto legati al teatro anglosassone perché ha questa capacità di scrivere di tutto e del contemporaneo in maniera estremamente appassionante e coinvolgente – raccontano Ferdinando Bruni e Elio De Capitani – Quando abbiamo letto il materiale e abbiamo capito che erano riusciti a parlare di questo argomento, che ci riguarda tantissimo, abbiamo detto: buttiamoci in questa avventura. Fornire a degli spettatori di teatro un’occasione per parlare di storia ma vedere del teatro – perché gli inglesi fanno teatro, sempre – è forse la scommessa più interessante che Tricycle Theatre ha fatto, e che noi facciamo adesso per l'Italia, io e Ferdinando Bruni». Quella di Afghanistan non è la Storia del Medio-Oriente che ci è stata restituita dai libri di scuola, dai giornali e dalla televisione; ovvero, non è la storia del rapporto complesso e conflittuale che questa regione ha sempre avuto con l’Occidente a causa della sua posizione geografica – strategica per il controllo dei ricchi territori dell'Asia centrale. Afghanistan è anche questo, ma prima di tutto è la storia di un’umanità reale che – armata sia di paura che di coraggio, sia di buoni che di cattivi sentimenti – ha attraversato due secoli: «semplici soldati, nobili e diplomatici senza scrupoli, spie, emiri, giovani re e regine, comandanti e mujaheddin, reduci, fragili vittime di una guerra che non sembra avere una fine. Eroici o spaventati, smargiassi o ironici, crudeli, temerari e spietati o generosi, ma sempre molto affascinanti»; così i registi descrivono i personaggi della pièce, e proseguono: «Grandi e piccoli protagonisti della storia inglese, afghana, pakistana e russa in quelle aspre terre di confine si muovono in una scena che abbiamo voluto fosse un “non-luogo”, spoglio e desolato come un centro di prima accoglienza in qualsiasi paese d’Europa: il punto d’arrivo di un viaggio disperato e doloroso che è cominciato duecento anni fa» .
Un grande palco quasi vuoto e personaggi che si trovano e si lasciano nello spazio di un sipario aperto. Sullo sfondo scorrono dati e numeri che hanno affollato anni di cronaca, incastonati in un racconto che – a partire da piccole storie – si addentra nella natura delle relazioni fra l’Afghanistan e l’Occidente, fra gli errori della politica e della diplomazia internazionale, sempre più a fondo nell’enigma della situazione mondiale. Questa regione, con la sua storia, diventa allora una pedina sopra una scacchiera sconfinata, per questo Afghanistan «ci riguarda […] Per capire quello che sta succedendo oggi, il dramma dei rifugiati, il terrorismo, la politica internazionale, occorre andare a fondo in una storia che inizia 170 anni fa».
Lo spettacolo andrà in scena suddiviso in due parti con una programmazione alterna: Il grande gioco (17 e 19 ottobre) e Enduring Freedom (18 e 20 ottobre), per confluire nella maratona finale di domenica 21 ottobre.
Lo spettacolo si inserisce nel percorso di Stagione Il passato del presente, fra Italia e Mondo, ci parla di un passato che troppo spesso ritorna, a volte con le stesse sembianze, altre appena travestito sotto altre forme: Va’ pensiero di Marco Martinelli viaggia nel sentimento degli italiani dal Risorgimento a oggi; Copenaghen, ovvero il mistero che c’è dietro la ricerca scientifica fra Europa e Stati Uniti che porto alla confezione della bomba atomica, visto che il sovrano della Corea del Nord gioca coi missili nucleari di ultima generazione; Dieci storie proprio così fanno da specchio all’Italia delle mafie e della corruzione, mentre con Dux in scatola il duo Timpano Frosini scava nell’anima dei dittatori riportando il doppio teatrale del Duce a Villa Torlonia, dove ha realmente dimorato, e negli Sposi ritrae la coppia Ceausescu, trucidati dalla folla nel 1989, dopo un 22 anni di tirannia.
TEATRO DI ROMA _ Teatro Argentina_ Largo di Torre Argentina, Roma
Biglietteria: 06.684.000.311/314 www.teatrodiroma.net _ Biglietti: da 40€ a 12 €
Orari spettacoli:
17/21 ottobre
17 ottobre ore 21 - Il grande gioco durata 1 ora e 23’ I tempo – 1 ora e 07’ II tempo + 15’ intervallo
18 ottobre ore 21 - Enduring Freedom durata 1 ore e 27’ I Tempo – 1 ora e 16’ II tempo + 15’ intervallo
19 ottobre ore 21 - Il grande gioco durata 1 ora e 23’ I tempo – 1 ora e 07’ II tempo + 15' intervallo
20 ottobre ore 21 - Enduring Freedom durata 1 ore e 27’ I tempo – 1 ora e 16’ II tempo + 15’ intervallo
21 ottobre Maratona: ore 16 - Il grande gioco + ore 20 Enduring Freedom durata 6 ore e 20’
Ufficio Stampa Teatro di Roma:
Amelia Realino 06.684.000.308 I 345.4465117 ufficiostampa@teatrodiroma.net
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