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TRITTICO FURIOSO
focus ricci/forte
drammaturgia ricci/forte
regia Stefano Ricci
con Giuseppe Sartori, Fabio Gomiero
Liliana Laera, Marco Angelilli
Claudia Salvatore, Cinzia Brugnola
Chiara Casali, Ramona Genna
Blanche Konrad, Piersten Leirom
Mattia Mele, Simon Waldvogel
Desiree Giorgetti
movimenti Marco Angelilli
orari spettacolo
ore 21.30
durata 75 minuti
Produzione ricci/forte, in coproduzione con Romaeuropa Festival,
CSS Teatro stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies - Dro
Percorso iniziatico sotto l’epidermide di Chuck Palahniuk. Un’ambulanza sgomenta, un grattaevinci urbano tra topmodelspatologie, miti del gossip e onde anomale corrosive che platinano in una confezione golden da caramella sperlari al cianuro.
Un’immersione ventimila leghe sotto lo smalto sbiancante, dietro l’estasi sacrificale, dove la ricerca identitaria trova un fiotto espressivo degno di un talk show da pay-tv degli emirati arabi; dove il paramorfismo è il dresscode d’accesso. Tra fallimento dell’allestimento e trionfo del mondo reale, indagare le complesse relazioni di brokeraggio tra i media e la dicotomica biancaneve in cui ci siamo fotocopiati. Analfabetizzazione dei legami interpersonali, sieropositività da Silver Surfer che ci allontanano dalle umane miserie lanciandoci, novelli Supereroi, nell’empireo di un nuovo sistema solare di amuchina consistenza; via da un patetico Rinascimento di gadget e frantumaglia etica, verso una rivoluzione copernicana dei rapporti dell’Uomo con l’Uomo.
Un lavoro affamato, concreto, sudato, inodore, metabolizzato, percettivo, scostumato nella sua iperbole sentimentosa. Cromo. Come i giorni che vorremmo. Una mappatura dell’ordinaria schizofrenia da cui siamo abitati. Una restituzione dickensiana nella sua parabola sociale, illividita dalle luci di un’epoca postindustriale ormai in ginocchio. Fuori dai clichè, perché la frontiera di ognuno non è mai una caricatura quando la si osserva con sguardo lucido e bianchezza di cuore.
Alla luce di un lungo percorso di aggiornamento sulle psicosi reali e virtuali della nostra indagine iniziatica, travasando nel corso dei due anni esperienze collettive e furori personali, masticando l’involuzione politica dei nostri Stati Territoriali e l’evoluzione percettiva del nostro Stato Personale, precisando attraverso i tentativi l’estetica di un flusso in continuo divenire per la sua modalità sfuggente, I M I T A T I O N O F D E A T H, nella sua apparente compiutezza, viene presentato con un cast internazionale e con un pluralismo linguistico creativo atto ad empatizzare senza checkpoint di frontiera, per produrre un evento culturale in cui le individualità nazionali vengano sovrapposte e shakerate insieme edificando un alfabeto emotivo comune: la radiografia di una simil_esistenza, in una simil_Europa dove, non rintracciando barlumi di autenticità vitale, forse lo sport migliore è praticare una sana imitazione della Morte.
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