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di Henrik Ibsen
regia Gabriele Lavia
traduzione Franco Perrelli
con Gabriele Lavia, Massimiliano Aceti
Alessandro Baldinotti, Rosy Bonfiglio
Michele Demaria, Federica Di Martino
Camilla Semino Favro, Giulia Gallone
Viola Graziosi, Ludovica Apollonj Ghetti
Giovanna Guida, Andrea Macaluso
Mauro Mandolini, Graziano Piazza
Mario Pietramala, Clelia Piscitello
Giorgia Salari, Carlo Sciaccaluga
scene Alessandro Camera
costumi Andrea Viotti
musiche Giordano Corapi
luci Giovanni Santolamazza
orari spettacolo
ore 21.00
giovedì e domenica ore 17.00
sabato ore 19.00
lunedì riposo
durata
I tempo (1h 30’)
intervallo (20')
II tempo (1h 30’)
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coproduzione Teatro di Roma, Fondazione Teatro della Pergola e Fondazione Teatro Stabile di Torino
Nella doppia veste di interprete e regista, Gabriele Lavia alza il sipario dell’Argentina sul teatro
di Henrik Ibsen, mettendone in scena il malessere, i tormenti, le debolezze della società borghese
del suo tempo per denunciare la corruzione e l’ipocrisia del potere e per far emergere la verità
e la libertà individuale. Con I pilastri della società Lavia affronta temi di scottante attualità come
la menzogna sociale e la mancanza di moralità declinate attraverso i personaggi ibseniani del
testo del 1877 con cui l’autore norvegese, tra i più importanti dell’Ottocento, riformò i criteri
della sua produzione teatrale segnando una svolta verso il dramma sociale.
“Cosa sono o chi sono questi pilastri? Qual è il fondamento su cui poggia un consorzio umano?
Su cosa fonda una società di uomini? Questa è la domanda che pone il testo di Ibsen. E Ibsen
risponde con molta chiarezza, alla fine dell’opera. I fondamenti sono due: la libertà e la verità.
Libertà e verità congiunte nello stesso concetto. Nessuna verità senza libertà. Nessuna libertà
senza verità. La società fondata sull’ipocrisia, sulla falsità, cioè su fondamenta sbagliate, è una
società ‘schiava’ e non ‘libera’ dall’imbroglio, dalla corruzione. Il desiderio di ricchezza,
l’ambizione sfrenata, il potere corrotto, tolgono alla società l’appoggio su cui sostenersi e non
‘cadere in pezzi’. C’è però un terzo pilastro della società: le donne. La sommessa speranza. Forse
‘le donne’ sono il cambiamento mite che può aiutare il mondo a ‘rimettersi in sesto’?”.
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