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di Emilio Salgari
regia Pierpaolo Sepe
con Marco Foschi, Francesco Ferrieri, Giovanni Granatina, Mario Pietramala, Federica Rosellini, Diego Sepe, Nicola Sisti Ajmone
adattamento Francesca Manieri
scene Francesco Ghisu
costumi Annapaola Brancia D'Apicena
Ingresso libero per tutti i capitoli de "Il Corsaro Nero"
lo spettacolo è diviso in 4 capitoli
7 febbraio ore 17.00 I capitolo
8 febbraio ore 17.00 II capitolo
10 febbraio ore 17.00 III capitolo
a seguire incontro su
SALGARI ore 18.30 | Teatro Argentina Sala Squarzina ingresso libero
con Matteo Lo Presti e Antonietta Bello
11 febbraio ore 19.00 IV capitolo
12 febbraio dalle ore 16.00 maratona dei 4 capitoli con intervalli di 20" tra un capitolo e l'altro.
ll Teatro di Roma propone l'allestimento in più puntate de Il Corsaro Nero di Emilio Salgari, a cento anni dalla tragica morte (1911) e a centocinquanta dalla nascita (1862).
"Si dice che nei due anni che trascorse a Genova, Salgari passò molto del suo tempo con marinai e ufficiali della marina mercantile, capitani di navi a vela o a vapore che avevano attraversato gli oceani. Si faceva raccontare per filo e per segno quanto avevano visto nel loro vagare e ne prendeva, come sua abitudine, nota particolareggiata. Da quei racconti e dalle sue letture enciclopediche iniziava a prender vita il mondo de "Il Corsaro nero". I confini di quei mari infiniti che Salgari non varcò mai, che furono il limite del suo desiderio, sono l'orizzonte naturale in cui si muove il suo eroe. La forza che il mare infonde nell'animo del corsaro è pari a quella che il corsaro infonde nell'animo di Salgari: una corrispondenza dolorosa e biunivoca.
Due sono i poli dentro cui si muove questo omaggio al capolavoro salgariano. Da un lato il fascino per una masnada di uomini liberi, indomiti e privi di buone maniere che mettono in gioco la vita per combattere contro il potere così come vien strutturandosi in una gerarchia rigida e oppressiva. I pirati, la pirateria eterna, la spinta anarchica e sentimentale a trovare in un nuovo sistema di regole l'asse del convivere. Dall'altro la componente eterna dell'avventura in cui nulla svigorisce, s'offusca, ma ogni battaglia e intento resta nitido raffigurando così l'iperbole sognata di ogni esistenza.
Eppure la battaglia estrema, quella tra l'uomo e il mondo, l'uomo e il suo destino, non prende mai la forma della riflessione, ma quella dell'azione, azione fatale ed eroica. In questa battaglia il senso non viene occultato, ma espunto. Ciò che residua è il primato assoluto dell'accadere, della trama come ordito di eventi che nulla nasconde, né rivela. Un'enorme superficie sulla quale lo spettatore di ogni tempo scivola stregato. Come noto tuttavia la superficie è l'ultimo elemento a cui la comprensione ha accesso. L'universo bidimensionale e manicheo che solo produce i contorni dell'avventura, attiva, nell'occultarla, quell'altra e terza dimensione che è sottratta al mondo e all'eroe salgariano perché il suo mistero sia restituito intatto nelle mani dei suoi lettori e spettatori. Nella fruibilità di quanto accade si cela l'enigma di ciò che questo accadere ha prodotto."
(Pierpaolo Sepe, Francesca Manieri)
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