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Come nasce l'idea di utilizzare i graffiti?
Probabilmente, come spesso capita, si è trattato di un incontro tra un'immagine che Gabriele Lavia aveva da tempo e una mia proposta che gli ho avanzato per la realizzazione de I masnadieri di Verdi che dovremo allestire al San Carlo di Napoli. Così come per questa di Roma, si pensava di fare anche lì un'ambientazione urbana, un ambiente degradato, rovinato. Lavorando in studio su questa idea, mi sono immaginato un teatro distrutto, diroccato, nel quale entrano dei ragazzi che ne hanno imbrattati i muri. Ne ho parlato con Gabriele al quale questa immagine è piaciuta molto, anche se ha espresso delle perplessità sulla possibilità di usare questa ambientazione nella lirica. Però mi ha proposto di fare questo lavoro per India, dove senz'altro il contesto gli pareva più adatto; c'è un teatro che diventa uno spazio underground. L'utilizzo dei graffiti nasce dunque così, dall'incontro di due visioni sulle quali abbiamo lavorato. Abbiamo fatto delle ricerche e infine abbiamo trovato un gruppo di ragazzi romani molto bravi che hanno già fatto dei lavori molti belli sui muri della città. Con loro abbiamo lavorato molto per trovare un legame, qualcosa che non fosse solo estetico ma che fosse anche narrativo, che in qualche modo raccontasse la storia che si stava svolgendo sul palco. Per esempio abbiamo voluto che anche la grafia delle tag fosse neogotica, legata dunque al contesto narrativo. Dunque i graffiti da un lato servono a contestualizzare in senso temporale l'azione scenica e dall'altro a ‘raccontare' I masnadieri con il linguaggio grafico.
Lei hai disegnato una scenografia formata da una vera e propria selva di luci...
Si tratta di un'astrazione. Certo l'immagine richiama la foresta boema nella quale Schiller ha ambientato una parte dell'opera, ma con questa scenografia andiamo oltre, in uno spazio molto più astratto, nel quale gli elementi svolgono una funzione drammaturgica e non decorativa.
Nonostante la presenza di molte luci l'azione si svolge in un contesto molto buio.
Non sempre, però certamente l'ambientazione è scura, notturna, con dei forti controluce, dei segni che sono caratteristici della cifra di Lavia. Abbiamo inoltre creato una quadratura nera usando una garza di plastica proprio per dare il senso di astrazione e di cupezza.
Siete partiti già con una precisa immagine scenografica o siete arrivati a queste soluzioni per gradi?
Avevamo l'idea molto chiara di lavorare a un allestimento estremamente asciutto e su questo, ovviamente, abbiamo proceduto verificando volta per volta determinate idee: l'uso della torba, quello delle piantane, la loro disposizione, l'uso di elementi praticabili mobili, un insieme che si rifaccia all'idea di uno spazio abbandonato che comunque riporti al teatro.
Alessandro Camera
Finiti gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, deve la sua formazione professionale e artistica alle collaborazioni con Luciano Damiani e William Orlandi.
Per il teatro di prosa firma Scene da un matrimonio di Bergman, Macbeth di Shakespeare, Danza di morte di Strindberg e Il malato immaginario di Molière regie di Gabriele Lavia; Madame Bovary da Flaubert e Maria Stuarda di Schiller, regie di Giancarlo Sepe. Con le regie di Glauco Mauri Variazioni enigmatiche di Schmitt, Il Volpone di Ben Jonson, Il Bugiardo di Goldoni e Delitto e castigo di Dostoevskij oltre musicals come Flashdance, Cabaret e Sweet Charity per la regia di Saverio Marconi.
In campo lirico, Nabucco di Verdi sempre con la regia Marconi e Il Trittico di Puccini al Teatro Massimo di Palermo, Luisa Miller di Verdi e Le Roi de Lahore di Massenet (Teatro La Fenice di Venezia), Rigoletto (Opéra de Lausanne), La Traviata (Opera di Praga) e Falstaff di Verdi (Teatro San Carlo di Napoli), Carmen di Bizet (Finish National Opera di Helsinki) e La Dama di Picche di Tchaikovsky (Theatre du Capitole di Toulouse), queste ultime con le regie di Arnaud Bernard.
Intensa la collaborazione con Gabriele Lavia. Per la sua regia ha recentemente firmato le scene dell'Attila di Verdi al Teatro alla Scala di Milano, Giovanna d'Arco (Festival Verdi di Parma), Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte di Mozart (Suntory Hall di Tokyo) e Salomè di Strauss (Teatro Comunale di Bologna).
Prossimamente, sempre con Lavia, metterà in scena Don Giovanni di Mozart per la San Francisco Opera e I masnadieri di Verdi per il Teatro di San Carlo di Napoli.
Nel 2007 ha ricevuto il Premio "Dedicato a Vittorio Gassman" come miglior scenografo.
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