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Quando, la sera del 28 dicembre 1897, il Cyrano de Bergerac va in scena a Parigi al Théatre de la porte-Saint Martin, il marsigliese Edmond Rostand non ha ancora trent'anni. Nato nella capitale del Sud della Francia il 1° aprile 1868, ha esordito con scarso successo a teatro ventenne con Le gant rouge, seguito di lì a tre anni da Le prix de beaté, due saggi di teatro tra il romantico e il galante, in pieno gusto Belle Epoque. Ma il suo primo saggio di teatro di "maniera grande" è Les Romanesques del 1894: e i due primi successi datano ancora del triennio successivo e sono siglati dall'autorevole Sarah Bernhardt: La princesse lointaine e La Samaritane.
Dopo la felice collaborazione con la Bernhardt, Rostand si è fatto le idee chiare su cosa significhi scrivere per un grandattore: e ha in mente un grosso personaggio, non più attinto dalla storia sacra come la Samaritana, ma dagli annali della storia patria, tra il politico, il teatrale, il letterario. Questo personaggio è Savienien de Cyrano, commediografo e tragediografo, utopista, libellista, spadaccino.
Nato nel 1619 a Parigi da Abel de Cyrano, borghese, avvocato al Parlamento, e da Espèrance Bellanger, Savinien studia tra il 1632 e il 1638 nel collegio di Dormans-Beauvais, in pieno Quartiere Latino, sotto la guida di Jean Grangier, autore di panegirici e orazioni funebri in latino: ma è, probabilmente, tra gli studenti che "studiano meno che possono" (secondo le lamentele dello stesso Grangier, in un suo État du collége, o "rendiconto" pubblicato sulla sua odiosamata scuola): e certo non deve avere in estrema simpatia quel burbero pedagogo se battezzerà, tra il 1645-46, il Grangier il "vecchio topo", "avaro", "sordido" eretto a protagonista del Pédant joué, la sua sola commedia. Uscito a vent'anni dal collegio e posto fine agli studi cosiddetti regolari, Savinien aggiunge al proprio cognome quello di un feudo che il padre aveva ereditato e nel frattempo già venduto, de Bergerac: ma a questa firma ama sostituirne altre, in un gioco continuo di metamorfosi d'identità, che costituisce, in un certo modo, il primo segno-simbolo di una vita atteggiata consapevolmente a finzione, a recita di se stessa (e queste firme sono, ad esempio, Alexandre de Cyrano Bergerac, Hercule de Bergerac, oltre al prediletto cognome-anagramma Dyrcona). Nello stesso 1639 Savinien, insieme all'amico del cuore Lebret, si arruola nella compagnia delle Guardie, composta in gran parte da gentiluomini guasconi, agli ordini del capitano de Carbon: e subito viene soprannominato dai cadetti "il demonio della bravura". Ferito nel giugno di quell'anno all'assedio di Mouzon, patisce nel '40 una sciabolata alla gola, durante un altro assedio, quello di Arras, e decide di abbandonare la carriera militare. Rientrato a Parigi, prende lezioni di danza e segue le lezioni del filosofo Gassendi, maestro di moderno epicureismo, legge Luciano, Tommaso Moro, Campanella. Non cessa tuttavia di perfezionarsi nella scherma, e i contemporanei gli attribuiscono, vere o false che siano, varie prodezze, come quella d'aver messo in fuga cento uomini armati alla porta di Nesle. Frequenta le taverne, e gode al tempo stesso dell'amicizia di letterati di vaglia, come Scarron, Tristan L'Hermite, forse lo stesso Moliére.
Dalle strettezze economiche viene a liberarlo la provvidenziale morte del padre, nel gennaio 1648 (il morente confessa all'esecutore testamentario che i due figli, Savinien e Abel, avevano tentato durante la sua malattia di impadronirsi di vari oggetti di valore). Per due mesi i due s'installano nella dimora paterna e si dividono i beni. A Savinien tocca una quota d'eredità di 10.450 libbre. E' una cifra notevole, che verrà sperperata rapidamente, ma gli servirà comunque a procedere, con relativa tranquillità, alla stesura di L' Autre Monde ou les États et Empires de la Lune, la sua opera di gran lunga più importante: una sorta di fantasmagorica Utopia di un Mondo Perfetto, nella cui evocazione, come ha osservato Renè Pintard, "Cyrano critica le prove dell'immortalità dell'anima e della Provvidenza, combatte la Creazione e i miracoli, approda a una specie di panteismo naturalistico, e, nel frattempo, ci fa dono della formula dell'aerostato, del paracadute, e dei viaggi lunari". L' Autre Monde è noto agli intellettuali parigini (tra i quali circola, prudentemente, manoscritto per vari passaggi considerati "scandalosi") già nel 1650. Nel frattempo Cyrano, che allo scoppio della fronda aveva preso posizione contro il cardinale Mazarino, pubblica la Lettre contre les Frondeurs, cui prende le difese del cardinale e tesse l'elogio dell'assolutismo monarchico. La verità è che ha bisogno di un protettore per porre riparo ai consueti disagi economici. Ma la sua tragedia, la Mort d'Agrippine, andata in scena nel 1653, gli satena contro l'accusa di ateismo per un'ambigua battuta ("Frappons, volilà l'Hostie", "colpiamo, ecco la Vittima"). Indomabile, Cyrano rimonta la corrente avversa: entrato al servizio del duca d'Arpajon, riesce nel '54 a pubblicare non solo la tragedia incriminata, ma anche, sotto il titolo di Oeuvres diverses, il Pédant già citato e le bellissime Lettres, in cui stupendi brani di ricreazione fantastica delle quattro stagioni o di fenomeni naturali (una tempesta) o di singoli paesaggi (una fontana, un fiume, un cipresso) si alternano a violente tirate polemiche (contro il grasso Montfleury, cattivo attore e commediografo) e a vere proprie satire (apoteosi di un ecclesiastico buffone). Purtroppo, nello stesso anno, il destino gli gioca un brutto scherzo. Una trave gli piomba sulla testa, lo ferisce gravemente. Il duca d'Arpajon gli nega d'un tratto il suo appoggio, lo costringe a cercarsi casa altrove. Povero, malato, Cyrano trova riparo a sannois, presso un cugino. Qui muore, ancora giovane, il 28 luglio 1655. Il curato del paese, nel certificato di morte, attesta che è trapassato "da buon cristiano". Eppure ci vorranno due secoli perché la cultura francese ne riconosca la personalità e l'opera "eretiche".
L' Autre Monde, sotto il titolo di Histoire Comique, vede, per la verità, la luce nel 1657 per le amorose cure di Lebret: ma è prudentemente rimaneggiato e spurgato. Solo nel 1855 paul lacroix fornirà una prima edizione, ancora provvisoria sul piano filologico e testuale, ma comunque fruibile, delle opere di Cyrano. Prima di lui Charles Nodier nel Bulletin du Bibliophile (1838) ne aveva elogiato l'autore: e sei anni più tardi (1844) Théophile Gauthier nei Grotesque aveva rincarato la dose, con la consueta enfasi passionale.
Ma la vera incarnazione della Francia in lui doveva proprio venire con la comèdie hèroique en cinq actes en ver di Rostand, nella trionfale prima cui s'è fatto cenno, nel tardo dicembre 1897.
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