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«Le nuvole sono tutto e non sono niente,sono i nostri desideri e le nostre paure, le nostre gioie e i nostri orrori, e diventano tutto ciò che vogliamo ma non potranno mai essere, mai esistere, eppure sono indistruttibili, come i pensieri, le idee [...].
Il giuoco del Teatro si moltiplica in questa commedia umana, la porta della conoscenza si è fatta minuscola, varcarla è impegnativo ma è dietro a quel cancello di velluto rosso che si imparano i trucchi della finzione, a bluffare sulla verità o a saperla riconoscere [...].
Questa commedia antica non mette in scena un personaggio ma l'ICONA di un PERSONAGGIO, che ha nome SOCRATE e il luogo che lo ospita, il PENSATOIO, è il vero personaggio con il quale Strepsiade si deve confrontare: un luogo non luogo, uno spazio che ha porte da varcare ma non ha pareti, una stanza dove il Maestro può sospendersi nell'aria, lontano dalla banalità della forza di gravità; solo così può pensare, riflettere, creare, preparare discorsi giusti e ingiusti, un luogo dove l'inafferrabile diventa forma ma resta incomprensibile per il suo continuo mutare essenza. Il Pensatoio, vero protagonista che non è maschile né femminile, non può essere, come ironicamente Aristofane fa dire a Socrate, né pollastro né pollessa. [...].
Agli attori il grande compito di coccolarci e di farci pensare, tra le pause di una risata. Un gioco buffo, semplice e pericoloso, come un tuffo nel vuoto; senza RETE.».
Antonio Latella
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