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prestigioso riconoscimento al progetto dello Stabile napoletano, ad Arturo CIrillo e a Lorenzo Gleijeses
Ubu re incorona Scampia e il suo "Arrevuoto"
di Stefano De Stefano
Alla fine, dal cilindro della ventinovesima edizione del Premio Ubu, il prestigioso riconoscimento alle attività teatrali della stagione precedente, sono uscite fuori quattro realtà napoletane, un terzo delle voci previste dalla Kermesse diretta da Franco Quadri. Che si è svolta ieri sera al Piccolo Teatro Stabile di Milano, dove fra registi simbolo della ricerca spettacolare italiana come Federico Tiezzi (migliore regia per l'allestimento de "Gli uccelli" di Aristofane) e attori colti eppure popolari come Luigi Lo Cascio (per "Il silenzio dei comunisti") è spuntato anche "Arrevuoto, Scampia-Napoli", che ha ricevuto il Premio Speciale della giuria, come sempre formata da cinquanta fra critici, giornalisti e studiosi di teatro. Al suo esordio, quindi, vince il progetto triennale dello Stabile partenopeo, ideato da Roberta Parlotto (la nuova direttrice del Mercadante, appena nominata, ma già consulente del comitato artistico) e diretto da Marco Martinelli. Sono "felicissimo" commenta a caldo il regista da Dakar, dove è impegnato per un altro lavoro con i giovani stavolta africani. Anche se "Arrevuoto" non era certo nato per rastrellare premi, ma per generare il piacere del teatro in ragazzi che non avevano mai immaginato di poter un giorno calcare le tavole di un palcoscenico". Martinelli non è nuovo a esperienze del genere (ha pilotato progetti analoghi a Chicago in America, come nella sua Ravenna), sempre con ragazzi figli di realtà sociali quanto meno difficili. "Eppure è straordinario come, a latitudini così diverse, ci sia comunque un filo rosso che leghi tutti questi adolescenti, ciascuno ovviamente con la sua lingua, la sua cultura, il suo modo di comportarsi. A Napoli, poi, ho avuto modo di costatare la durezza di una matrice, spesso anche solo istintiva, legata alla memoria dei Totò, dei De Filippo, di Viviani e di tutti i grandi artisti nati all'ombra del Vesuvio. Una naturalezza, quella esibita dai ragazzi di Scampia, che, soprattutto, non ha nulla di oleografico". E dopo la prima riuscitissima (e premiata) edizione legata ad Aristofane e intitolata "Pace!", ecco pronto il lavoro del secondo anno. "Siamo già partiti con le prove di "Ubu sotto tiro", il nuovo spettacolo che coinvolgerà circa cento adolescenti napoletani e che debutterà ancora una volta nell'auditorium di Scampia il 30 marzo, prima di spostarsi al Mercadante (il 4 aprile) e a giugno al Ravenna Festival. La novità di questa riscrittura del testo di Alfred Jarry, sta nell'inserimento del personaggio di Pulcinella, peraltro più volte indicato dallo stesso autore come un punto di riferimento obbligato, insieme all'intera Commedia dell'arte, per il fantoccio del suo Ubu". L'altra piacevole sorpresa della premiazione milanese di ieri è rappresentata dalla categoria giovani, con un ex aequo che coinvolge due napoletani: Raffaele Esposito (ammirato nel "Peccato che fosse puttana" di John Ford per la regia di Luca Ronconi) e Lorenzo Gleijeses, un ventiseienne figli d'arte (il padre è Geppy), quest'ultimo scelto grazie all'interpretazione di "Il figlio di Gertrude". "Sono contentissimo di ricevere l'Ubu, anche perché ero stato già nominato per gli Olimpici dell'Eti, ma senza esito. Devo questo riconoscimento soprattutto all'incontro con l'Odin e con Julia Varley in particolare, a cui, non senza un pizzico di incoscienza, chiesi di dirigere un mio spettacolo, al termine di un seminario svolto a Napoli nel 2002, insieme a Eugenio Barba". Fu così che il giovane Gleijeses ebbe l'opportunità di vivere in Danimarca l'esperienza di Hostelbro, il luogo in cui la compagnia fondata dal regista campano-pugliese ha deciso di insediare la propria casa. "E' una realtà incredibile - spiega Lorenzo - una specie di comune dove è possibile vivere, lavorare e studiare. Li mi hanno accolto come uno di loro consentendomi di provare lo spettacolo per cui ricevo oggi questo premio". E che prossimamente sarà allestito a Bologna, Torino e Ferrara, complici le locali università in cui Gleijeses terrà anche dei seminari. "In attesa - prosegue - di preparare il nuovo spettacolo prodotto dallo Stabile di Napoli per la prossima stagione al Ridotto Mercadante. Dove si intrecceranno Kemp, Ruccello e la Valere". E la collaborazione con il padre? "Ho già lavorato con papà in "Visioni di Gesù con Afrodite", in cui interpretavo proprio il ruolo di Nostro Signore, che debuttò la scorsa estate a Reggio Calabria". Infine il rapporto con la tradizione napoletana. "E' indiscutibilmente forte, come dimostra l'uso che ho già fatto di testi di Annibale Ruccello e di Enzo Moscato, autori moderni legati comunque alla continuità della cultura scenica partenopea. Ecco, in futuro mi piacerebbe affrontare anche Eduardo, magari un testo come "Sik Sik", ma ovviamente non cercando di imitare De Filippo (il che non avrebbe senso), ma provando a rileggerlo completamente come è già accaduto ad esempio a Leo De Berardinis". Infine una grande conferma, quella di Arturo Cirillo, già vincitore dell'Ubu nel 2004 come miglior regia per "L'ereditiera". "Stavolta - spiega - sono stato premiato come migliore attore non protagonista per "Le intellettuali" di Molière. Una bella soddisfazione anche perché questo spettacolo nasceva da un intendo davvero collettivo (e per un soffio Monica Piseddu non l'ha vinto come attrice non protagonista). Lo dedico quindi a tutta la compagnia, che proprio da una settimana a ripreso a girare con questo titolo". In attesa della prossima novità. "A giugno - conclude Cirillo - debutteremo (ma io solo come regista) con il "Don Fausto" di Petito, un classico dell'avanguardia napoletana, già messo in scena in passato da Neiwiller, Santella e Carpentieri".
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