Presentazione del volume
L’isola che c’era: grandi maestri al Teatro Ateneo
(1980-1995)
di Katia Ippaso
Editoria&Spettacolo)
ore 19.00
Intervengono, accanto all’autrice
Donatella Cataldi, Laura Palmieri, Antonella Ottai
Coordina Paolo Ruffini
ingresso libero su prenotazione
“Nel modo in cui è riuscito a produrre esperienza teatrale e a mettere in circolazione la sua puntuale documentazione, il Centro Teatro Ateneo è stato un vero e proprio modello per tutte le università europee. A questo percorso straordinario rende giustizia il lavoro di Katia Ippaso, restituendo peso e storia ai tanti maestri e artisti che hanno contribuito alla vitalità dell’Istituzione e che si sono spesi in tutte le tipologie possibili della loro presenza...
L’elemento più speciale delle iniziative del Centro Teatro Ateneo risiedeva nella qualità singolare della relazione che in questa sede si andava a stabilire fra la scena e il pubblico. Perché il nostro pubblico era quello che ogni artista desidererebbe incontrare, tanto più se è navigato, tanto più se è particolarmente impegnato nella sperimentazione dei linguaggi: nel pubblico di giovani, nella società degli studenti, prendeva corpo e forma senziente il senso stesso della contemporaneità e la capacità innata di accettarne ogni sfida, elaborandone il senso”.
(dall’introduzione di Antonella Ottai)
“Le pagine seguenti rendono conto di alcuni passaggi esemplari nel tempio della cultura teatrale che per quindici anni è stato il Teatro Ateneo gestito dal Centro Teatro Ateneo, al quale la visionarietà e il lavoro duro del prof. Ferruccio Marotti ha dato vita. Il volume non vuole essere una ricostruzione cronologica di tutto quello che è passato in quegli anni dalle parti di viale delle Scienze… La sua forma plastica si staglia attorno al lavoro pedagogico di grandi maestri che hanno costruito nel tempo un rapporto con gli allievi e i giovani attori: in primo luogo Eduardo, ma anche Dario Fo, Peter Stein, Anatolij Vasil’ev. Il lavoro di pedagoghi-registi come Grotowski, Eugenio Barba, Peter Brook, viene fotografato nel momento in cui i loro battelli carichi di esperienza e conoscenza salpavano, insieme o separatamente, nell’isola romana. Grande spazio ha la linea shakespeariana dell’indagine scenica: ed è così che figure come Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Leo de Berardinis, e poi di nuovo Eduardo (con la sua Tempesta in lingua napoletana) e di nuovo Stein (con il Tito Andronico), hanno trovato il luogo adatto, protetto, per far germinare un atto di creazione pura, che si espandeva attorno alle opere di Shakespeare.
E ci sono, infine, le testimonianze del lavoro coerente e metodico che alcuni artisti della ricerca italiana – come Carlo Quartucci, Rem & Cap, Federico Tiezzi e Sandro Lombardi – hanno potuto fare all’interno del Centro Teatro Ateneo”.
(dalla Prefazione di Katia Ippaso)
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