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Dodici anni dopo aver portato la sua prima coreografia sul palco, Olivier Dubois offre al pubblico un assolo intimo che esplora i recessi della memoria del corpo e la sua capacità di raccontarci la storia della sua arte. Dubois è la vittima consenziente di un gioco che ricorda al contempo un’udienza, un peep show e una vivisezione. Seguendo un processo casuale messo in atto dal pubblico secondo regole precedentemente stabilite, il coreografo e ballerino rivisita alcuni dei sessanta spettacoli a cui ha preso parte sin dall'inizio della sua carriera. Ispirato all’antico libro egiziano 'Il libro dei morti', la performance intraprende un viaggio attraverso un mare di frammenti di danza, alla ricerca di ciò che rende il corpo stesso del performer un capolavoro. Dove può portare la memoria del corpo? La performance vuole essere un gioco, un momento per spiare il talento e la dedizione di un artista che è stato dichiarato uno dei migliori venticinque danzatori del mondo nel 2011. Un solo che celebra la dimensione storica e artistica del suo corpo di performer, e si interroga sulla possibilità del corpo di figurarsi come opera d’arte, come mostruoso capolavoro, come souvenir, amplificatore del suo annullamento per la pratica della danza. Un corpo che conserva dentro di sé migliaia di movimenti, gesti, posizioni, sensazioni, litri di sudore e sangue, centinaia di ferite e cicatrici, un ammasso di gioie e dolori.
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