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CHIAMAMI X
liberamente tratto da Una Tempesta di Aimé Césaire
conduzione laboratorio e regia Sergio Giuseppe Scarlatella
aiuto conduzione e aiuto regia Assunta Nugnes
tutor di laboratorio Luca Lotano e Giorgio Sena
luci Taha Elouaer
musiche originali Matteo Portelli
coordinamento Cecilia Bartoli
comunicazione Laura Ciavardini e Maria Rossi
Foto di scena Eleonora Scoti Ele Scope
Video Myrice Tansini
orario
ore 21.00
biglietti
donazione a sostegno del laboratorio di teatro comunitario
e delle scuole di italiano di Asinitas Onlus
Chiamami x è l’esito di un laboratorio teatrale condotto da Sergio Giuseppe Scarlatella e Assunta Nugnes, all’interno del progetto di teatro comunitario Città sospesa di Asinitas onlus con giovani richiedenti asilo e rifugiati, ma con un gruppo eterogeneo per età e nazionalità.
Chiamami x è ispirato alla rilettura che ha fatto Aimé Césaire del testo Shakesperiano, elaborando una nuova drammaturgia alla quale ha dato titolo: “Una Tempesta”, una tra le tante...perchè ci sono molte tempeste, almeno tante quante sono le isole che raccolgano la lotta e il grido di libertà di popoli colonizzati (nel senso ormai ampio del termine).
Il Calibano di Césaire non è che: uno dei tanti uomini strappati alle loro divinità, alla loro terra, alle loro abitudini, alla loro vita, alla danza, alla saggezza; uomini a cui è stato inculcato il timore, il tremore, il servilismo, la genuflessione, la disperazione, riuniti in un solo uomo in rivolta, in un solo unico grido: Libertà, uhuru in Swaili.
Uomini capaci di riprendere in mano il loro destino con tenacia, capaci di utilizzare la lingua dei propri colonizzatori per combatterli sul loro stesso terreno: “mi hai insegnato la tua lingua e ciò che ne ho guadagnato è che ora so come maledire” dice Calibano a Prospero.
Centrale nel testo è anche il conflitto con il suo fratello Ariel, anch’esso schiavo e servitore di Prospero, ma che vede nell’assimilazione con il colonizzatore (o quanto meno nella finzione di questa) la sua unica possibilità di salvezza. Ariel riavrà la sua libertà, mentre Prospero e Calibano restano così, incatenati a un conflitto senza soluzione.
Chiamami X è la voce tra le voci, in apparente anonimato, è un grido di libertà, è la necessità di essere, in quanto vivi, e affermarlo.
Il conflitto interculturale nasce soprattutto dalla povertà di immaginario sociale. La costruzione di comunità meticce è la sfida e l’avventura dei nostri giorni, un tipo di sguardo di cui non si può che essere socialmente assetati. Con la dicitura Teatro comunitario, intendiamo una ricerca che prende spunto dalle pratiche del teatro civico e del teatro sociale. Una sperimentazione particolarmente rivolta all’incontro con il mondo dell’immigrazione e intenzionata ad aggiungere nuovo senso e nuove pratiche al concetto di comunità.
Per sostenere i progetti di teatro sociale www.asinitas.org
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