Teatro India, 15 | 21 ottobre 2007
Teatro Stabile dell’Umbria
REGIA Antonio Latella
ELABORAZIONE DRAMMATURGICA
Federico Bellini CON
Nicole Kehrberger, Michele Andrei, Giuseppe Lanino, Emilio Vacca
MUSICHE
Franco Visioli
COSTUMI
Rosa Futuro E Tobia Marx
LUCI
Giorgio Cervesi Ripa
MOVIMENTI COREOGRAFICI E REGISTA ASSISTENTE
Rosario Tedesco
Capitolo I
Medea & Giasone
15 e 16 ottobre,
durata
70’ circa
Capitolo II
Medea & figli
17 e 18 ottobre,
durata
60’ circa
Capitolo III
Medea dea
19 e 20 ottobre,
durata
40’ circa
LA TRILOGIA
21 ottobre
orari spettacolo
lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato ore 21.00
domenica ore 18.00
Già nel titolo che Antonio Latella ha voluto per questo progetto è contenuta l’esperienza concreta del suo lavoro con il mito di Medea, presentato in prima assoluta al Festival delle Colline Torinesi, nel giugno 2006. Lo Studio era iniziato nel 2004, a Berlino, dapprima solo su un piano speculativo, poi, insieme a Nicole Kehrberger - che aveva collaborato con Latella in Querelle e nell’Orfeo di Monteverdi - la ricerca ha cominciato a prendere corpo.
E di pura ricerca si è trattato: negli stessi anni, Latella si è dedicato anche ad altre regie di prosa e di lirica molto impegnative, mentre in autonomia continuava il suo studio su Medea, senza ancora porsi obiettivi e scadenze.
La forza del gruppo, che Latella grazie al suo metodo di lavoro ha saputo consolidare negli anni, ha contribuito non poco all’impresa. In particolare, Nicole Kehrberger e poi tutti gli attori e i collaboratori. Il risultato dello Studio è una messinscena, inusuale per storia e per forma, che mostra i passaggi della ricerca anche nell’articolazione del racconto in tre capitoli. Lo spettacolo muove dalla fatica dei corpi fino allo scaturire della parola, che Medea mette al mondo, ed è agito dalle funzioni archetipiche del Mito:
Medea
/ Nicole Kehrberger,
Giasone
/ Michele Andrei,
I figli
/Giuseppe Lanino, Emilio Vacca. Si può scegliere dunque di assistere ad uno o più capitoli ma al pubblico sarà offerta anche la possibilità di vedere tutti e tre i capitoli di seguito: 170’ di spettacolo, intervallati da una mezz’ora fra il primo e il secondo capitolo e da un’altra mezz’ora fra il secondo e il terzo.
“ […] Sentivo la necessità di lavorare sul tragico e sul verbo inteso come carne, come corpo. E per me Medea è colei che partorisce il verbo e quindi era veramente importante fare un lavoro sulla tragedia, e poi andare al di là di Medea, perché Medea è un bisogno, una necessità. Volevo fare un lavoro sulla figura femminile. Sentivo il bisogno di omaggiare la donna, donna che Nicole, in qualche modo, incarna, in tutta la sua completezza artistica.
Volevo anche recuperare il più possibile il corpo, la carne e la necessità della parola (proprio perché la si usa troppo, e spesso se ne perde il valore). Era importante che diventasse come un pezzo di carne, come qualcosa da mangiare, come nutrimento puro, era importante recuperare l’alfabeto, proprio alfa, beta, gamma, recuperare la necessità e capire perché. Per questo per me Medea partorisce il verbo, perché partorisce l’idea di una sorta di civiltà che poi viene cambiata da tutto ciò che invece ne è al di fuori. Agli attori è stato chiesto di fare una drammaturgia con i loro corpi per raccontare qualcosa di fortemente rituale, fortemente necessario. […] Attraverso la fatica fisica la tanta carne che verrà mostrata diventerà piano, piano un costume, perché anche la carne è “finita”, è quello che c’è dentro che è infinito. Il mio tentativo è quello di arrivare all’infinito, attraverso questo studio che resterà in divenire e ogni volta cambierà. […] Alla fine del viaggio attraverso le prime due tappe, attraverso il caos, attraverso il vuoto, attraverso il dolore, ci si trova in una lunga situazione di attesa prima dell’ascesi. È il rapporto con il divino e di fronte al divino si può solo aspettare.”
Antonio Latella
REGIA Antonio Latella
ELABORAZIONE DRAMMATURGICA
Federico Bellini CON
Nicole Kehrberger, Michele Andrei, Giuseppe Lanino, Emilio Vacca
MUSICHE
Franco Visioli
COSTUMI
Rosa Futuro E Tobia Marx
LUCI
Giorgio Cervesi Ripa
MOVIMENTI COREOGRAFICI E REGISTA ASSISTENTE
Rosario Tedesco
Capitolo I
Medea & Giasone
15 e 16 ottobre,
durata
70’ circa
Capitolo II
Medea & figli
17 e 18 ottobre,
durata
60’ circa
Capitolo III
Medea dea
19 e 20 ottobre,
durata
40’ circa
LA TRILOGIA
21 ottobre
orari spettacolo
lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato ore 21.00
domenica ore 18.00
Già nel titolo che Antonio Latella ha voluto per questo progetto è contenuta l’esperienza concreta del suo lavoro con il mito di Medea, presentato in prima assoluta al Festival delle Colline Torinesi, nel giugno 2006. Lo Studio era iniziato nel 2004, a Berlino, dapprima solo su un piano speculativo, poi, insieme a Nicole Kehrberger - che aveva collaborato con Latella in Querelle e nell’Orfeo di Monteverdi - la ricerca ha cominciato a prendere corpo.
E di pura ricerca si è trattato: negli stessi anni, Latella si è dedicato anche ad altre regie di prosa e di lirica molto impegnative, mentre in autonomia continuava il suo studio su Medea, senza ancora porsi obiettivi e scadenze.
La forza del gruppo, che Latella grazie al suo metodo di lavoro ha saputo consolidare negli anni, ha contribuito non poco all’impresa. In particolare, Nicole Kehrberger e poi tutti gli attori e i collaboratori. Il risultato dello Studio è una messinscena, inusuale per storia e per forma, che mostra i passaggi della ricerca anche nell’articolazione del racconto in tre capitoli. Lo spettacolo muove dalla fatica dei corpi fino allo scaturire della parola, che Medea mette al mondo, ed è agito dalle funzioni archetipiche del Mito:
Medea
/ Nicole Kehrberger,
Giasone
/ Michele Andrei,
I figli
/Giuseppe Lanino, Emilio Vacca. Si può scegliere dunque di assistere ad uno o più capitoli ma al pubblico sarà offerta anche la possibilità di vedere tutti e tre i capitoli di seguito: 170’ di spettacolo, intervallati da una mezz’ora fra il primo e il secondo capitolo e da un’altra mezz’ora fra il secondo e il terzo.
“ […] Sentivo la necessità di lavorare sul tragico e sul verbo inteso come carne, come corpo. E per me Medea è colei che partorisce il verbo e quindi era veramente importante fare un lavoro sulla tragedia, e poi andare al di là di Medea, perché Medea è un bisogno, una necessità. Volevo fare un lavoro sulla figura femminile. Sentivo il bisogno di omaggiare la donna, donna che Nicole, in qualche modo, incarna, in tutta la sua completezza artistica.
Volevo anche recuperare il più possibile il corpo, la carne e la necessità della parola (proprio perché la si usa troppo, e spesso se ne perde il valore). Era importante che diventasse come un pezzo di carne, come qualcosa da mangiare, come nutrimento puro, era importante recuperare l’alfabeto, proprio alfa, beta, gamma, recuperare la necessità e capire perché. Per questo per me Medea partorisce il verbo, perché partorisce l’idea di una sorta di civiltà che poi viene cambiata da tutto ciò che invece ne è al di fuori. Agli attori è stato chiesto di fare una drammaturgia con i loro corpi per raccontare qualcosa di fortemente rituale, fortemente necessario. […] Attraverso la fatica fisica la tanta carne che verrà mostrata diventerà piano, piano un costume, perché anche la carne è “finita”, è quello che c’è dentro che è infinito. Il mio tentativo è quello di arrivare all’infinito, attraverso questo studio che resterà in divenire e ogni volta cambierà. […] Alla fine del viaggio attraverso le prime due tappe, attraverso il caos, attraverso il vuoto, attraverso il dolore, ci si trova in una lunga situazione di attesa prima dell’ascesi. È il rapporto con il divino e di fronte al divino si può solo aspettare.”
Antonio Latella
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