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WHEN THE RAIN STOPS FALLING
Quando la pioggia finirà
da un progetto di lacasadargilla
di Andrew Bovell
regia Lisa Ferlazzo Natoli
traduzione Margherita Mauro
con Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba
Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Camilla Semino Favro
Francesco Villano
scene Carlo Sala
costumi Gianluca Falaschi
disegno luci Luigi Biondi
disegno video Maddalena Parise
disegno del suono Alessandro Ferroni
foto di scena Sveva Bellucci
orari spettacolo
prima ore 21.00
martedì e venerdì ore 21.00
mercoledì e sabato ore 19.00
giovedì e domenica ore 17.00
lunedì riposo
durata un'ora e 55'
Sala Squarzina, 27 febbraio ore 17.00
Presentazione del volume When the Rain Stops Falling di Andrew Bovell
Collana Linea di ERT Fondazione e Luca Sossella Editore
Saranno presenti
l'autore Andrew Bovell
la traduttrice Margherita Mauro
la vice ambasciatrice australiana Jo Tarnawsky
lacasadargilla
Coordina
Graziano Graziani
prenota
produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale
Emilia Romagna Teatro Fondazione - Teatro Nazionale, Fondazione Teatro Due Parma
con il sostegno di Ambasciata di Australia e Qantas
Sta piovendo. Gabriel York aspetta l’arrivo del figlio che non vede da quando questo aveva sette anni: “So cosa vuole. Vuole quello che tutti i giovani vogliono dai loro padri. Vuole sapere chi è. Da dove viene. Dove sia il suo posto. E per quanto ci provi non so cosa dirgli”. È questo l’inizio di una saga familiare, un viaggio “genealogico” nella memoria, le eredità e l’abbandono, che ci porta – avanti e indietro nel tempo, dal 1959 fino al 2039 – alle soglie di un incredibile diluvio torrenziale in cui il passato si materializza in forma di valigia e un pesce caduto dal cielo ha il sapore eccentrico e favoloso della pioggia di rane in Magnolia di Anderson. When the Rain Stops Falling racconta del tempo come sapere e dimenticanza, sapore e leit motiv involontario. Di come il tempo meteorologico influenzi magicamente le nostre vite e cambi la Storia, e di come la Storia stia già cambiando il presente sull’ombra del futuro. Una scenografia minimale – un tavolo e poche sedie – è la condizione per restituire l’asciuttezza incalzante e claustrofobica del testo. Pochi oggetti, qualche ombrello, una valigia, una zuppa di pesce e il grande pesce caduto dal cielo. La proiezione evanescente dello scheletrico albero genealogico ci ricorda che il punto centrale del discorso non è tanto scoprire la “vera storia” di una famiglia, ma è la famiglia stessa. Una sola moltitudine, fatta di reperti incomprensibili, raccolti a un tavolo da pranzo, un lungo tavolo dove si succedono le generazioni.
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