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BARRY LYNDON
(Il creatore di sogni)
liberamente tratto dal romanzo di William Makepeace Thackeray
riduzione teatrale e regia di Giancarlo Sepe
con Massimiliano Auci, Sonia Bertin, Mauro Brentel Bernardi, Gisella Cesari
Silvia Como, Tatiana Dessi, Vladimir Randazzo, Federica Stefanelli
Giovanni Tacchella, Guido Targetti, Pino Tufillaro, Gianmarco Vettori
foto di Salvatore Pastore
scenografie e costumi Carlo De Marino
muische a cura di Davide Mastrogiovanni e Harmonia Team
luci di Guido Pizzuti
orari spettacolo
prima ore 21.00
martedì e venerdì ore 21.00
mercoledì e sabato ore 19.00
giovedì e domenica ore 17.00
lunedì riposo
durata 1 ora e 30' senza intervallo
produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Teatro La Comunità 1972
Barry Lyndon prende ispirazione dalle potenti emozioni dei film di Stanley Kubrick, sulle quali si modellano le situazioni e le storie del romanzo di Thackeray. Una trasposizione teatrale a cura di Giancarlo Sepe che si accosta alla favola nera per raccontare la vita avventurosa del signor Redmond Barry di Barry du Barry, discendente dai re d’Irlanda, vissuta tra amori e guerre. Uno spettacolo in cui si parla di giustizia e ingiustizia, di sacro e profano, per impartire al pubblico una lezione di educazione sentimentale a partire dalle memorie delle gesta di Barry che, per amore di una donna, si trasformerà da borghese campagnolo a marchese di Lyndon. Una rappresentazione teatrale fatta di carne, carta e cartone, in cui campeggiano le storie dell’amore, ma anche quelle del tradimento e della seduzione. Un intreccio di duelli, incontri furtivi, fughe da Casanova spiantato, che si imbatte nella donna più bella e desiderabile, con l’unico difetto di essere già sposata ad un vecchio ricco e senza alcuna voglia di farsi da parte.
Gli stati d’animo sono amplificati da suggestive musiche, mentre le parole sono rese da un gioco teatrale composto da sfondi di carta, in un'atmosfera di grande seduzione visiva. «Un teatro trionfante nella forma e imbevuto delle storie che si tramandano, che si raccontano come monito per chi ha peccato e per chi, giovane, dovrà ancora peccare – dichiara Giancarlo Sepe – Forse, lo si potrebbe anche scambiare per un teatro per famiglie, quello in cui la morale è: …chi sbaglia, paghi finalmente!».
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