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«Spero di tornare a Shakespeare tra un po' di tempo» mi confidò Antonio Latella tre anni fa in un'intervista. «Perché rappresenta una palestra dove poter ancora sperimentare, e verificare il tragitto finora svolto». Ed eccolo ora all'appuntamento. Il regista torna ad Amleto dopo sette anni. E raggiunge vertici di folgorante creatività. A differenza di Peter Brook che ne fece un'inimitabile sintesi del suo percorso artistico, Latella, con "Non essere - Progetto Hamlet's Portraits" dilata la celebre storia e ne fa una summa della propria poetica. Sembra di addentrarsi in un museo d'arte contemporanea dove vi confluiscono temi, immagini, personaggi, oggetti, simboli e suoni del nostro tempo. Per tentare di ricostruire un nuovo essere. E un nuovo equilibrio dell'esistenza. Della attuale perdita d'identità Latella fa il filo rosso del progetto. In dodici ore di spettacolo - undici quadri da scegliere in blocchi di due rappresentazioni a sera, o di seguito in una lunga maratona - più che assistere viviamo insieme, spettatori e attori, l'esperienza coinvolgente di un viaggio umano e artistico accompagnati da tutti i personaggi di Amleto. A ciascuno di essi è dedicato un "ritratto". Dagli iniziali, divertenti, becchini-imbonitori (Giuseppe Lanino e Emilio Vacca) che vogliono venderci i teschi appartenuti a menti illustri; all'Ofelia (Anne-Sophie Durand) nell'inquietante scena dove affoga in barattoli di vetro pieni di acqua una moltitudine di Barbie a ognuna delle quali dà nomi noti di donne anch'esse suicide. Suo fratello Laerte (Enrico Roccaforte), come un malato mentale, esordisce con un apparecchio che gli occlude la bocca. Impossibilitato a pronunciare il suo "Essere o non essere". Ciò che urla è nelle frasi scritte sulle oltre trenta magliette che indossa. Le toglierà una ad una facendone poi oggetto della sua pazzia. Di una follia controllata, quella del potere, è Gertrude (Nicole Kehrberger), in foggia settecentesca e diverse parrucche bianche. Immobile come una bambola, poi dai movimenti meccanici e dialogante con lo scheletro di Polonio, ritornerà infine bambina suonando melodie col suo flauto traverso per morire stretta in un abito nero. Ma prima avremo visto lo spettro del re (Fabio Pasquini) spogliarsi dell'armatura; vagare con le stampelle sulla scena dominata dalle silhouette di un teatro d'ombre; e raccontarci con potenza, come se noi spettatori fossimo tanti Amleto, della sua uccisione. Non mancano sequenze spassose col duetto di Rosencraz e Guildenstern (ancora Lanino e Vacca dalle inedite corde comiche) che, fra travestimenti e battute sui giovani attori di oggi, moriranno disegnati sulle bucce di due mele lasciate cadere. Nella penultima, stremante sequenza del duello, con Amleto (Marco Foschi) impegnato a combattere a turno con ciascuno dei personaggi, riecheggiano le parole dell'"Hamletmaschine" di Heiner Müller. Vengono recitate all'unisono, come un grido di guerra, dagli attori schierati frontalmente. Accomunati tutti dalla morte. E se tutti precedentemente avevano, nel loro singolo "quadro", pronunciato l'ineluttabile monologo amletico, e citato Nietzsche, Dostoevskij, o Shopenhauer, è soprattutto il testo di Müller a imporsi, sintesi poetica del malato Novecento. Ad accompagnarci dentro tutte le storie è Orazio (un infaticabile e bravissimo Annibale Pavone), sentinella e testimone dell'esistenza di ciascun personaggio. Sarà lui, l'amico, a reggere anche l'ultima sequenza accanto ad Amleto, quando il principe ripercorre quasi l'intero testo. Scaricate prima tutte le energie fisiche ed intellettuali nell'estenuante duello, Foschi riaccende la parola con una naturalezza espressiva che lo rende un Amleto nostro contemporaneo. Di disarmante semplicità. Egli non ha bisogno di declamare, ma solo di dire. Per essere. Ai già citati interpreti vanno aggiunti il Polonio di Michele Andrei, e il Re Claudio di Rosario Tedesco. Tutti coinvolti in una drammaturgia di gruppo e in una creazione condivisa. E, forse anche per questo, capace di generare una pagina di grandissimo teatro.
Giuseppe Distefano
Giuseppe Distefano
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