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Antigone
di Sofocle
traduzione Simone Beta
adattamento e drammaturgia Sandro Lombardi, Fabrizio Sinisi e Federico Tiezzi
regia Federico Tiezzi
con Ivan Alovisio, Marco Brinzi, Carla Chiarelli, Lucrezia Guidone, Lorenzo Lavia, Sandro Lombardi*
Francesca Mazza, Annibale Pavone, Federica Rosellini, Luca Tanganelli, Josafat Vagni, Massimo Verdastro
e con Francesca Benedetti
*A causa dell’indisposizione di Sandro Lombardi, il ruolo di Creonte verrà interpretato
da Lorenzo Lavia e il ruolo del Corifeo sarà interpretato Annibale Pavone
scene Gregorio Zurla
costumi Giovanna Buzzi
luci Gianni Pollini
canto e composizione dei cori Francesca Della Monica
movimenti coreografici Raffaella Giordano
assistente alla regia Giovanni Scandella
Causa l'indisposizione di Sandro Lombardi le repliche di questa sera sabato 24 h. 19 e
di domani domenica 25 h. 17, saranno annullate.
Tutti coloro già in possesso del biglietto potranno vedere lo spettacolo martedì 27 h. 21,
mercoledì 28 h. 19 e giovedì 29 h. 17, recandosi direttamente al botteghino, con il biglietto,
che provvederà ad assegnare il miglior posto disponibile.
Per chi fosse impossibilitato potrà chiedere il rimborso recandosi al botteghino entro domenica 25 marzo.
Siamo spiacenti per il disagio.
orari spettacolo
prima ore 21.00
martedì e venerdì ore 21.00
mercoledì e sabato ore 19.00
giovedì e domenica ore 17.00
lunedì riposo
durata 2 ore
per i possessori di un biglietto di Antigone ingresso promozionale per le
repliche di Emone - riscrittura contemporanea di Antigone in scena al Teatro India dal 10 al 15 aprile 2018
coproduzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Compagnia Lombardi Tiezzi
"Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell’uomo."
Sofocle
Dopo il felice esito del Calderón di Pier Paolo Pasolini, (Premio Ubu 2016 per la migliore regia), Federico Tiezzi firma una nuova monumentale produzione per il Teatro di Roma, Antigone di Sofocle, con protagonisti Sandro Lombardi e Lucrezia Guidone, in prima nazionale dal 27 febbraio al 29 marzo al Teatro Argentina, dritti al cuore dello scontro tra l’eroina, che si fa portatrice dei valori della legge naturale, e Creonte, che rappresenta la legge degli uomini.
Antigone, uno dei massimi capolavori che ci abbia lasciato la grande cultura di Atene, si riallaccia al ciclo tebano di Edipo e dei suoi discendenti. Al cuore della tragedia lo scontro tra Antigone e Creonte: da un lato i valori religiosi e gli affetti del clan familiare, dall’altro le esigenze dell’ordine pubblico. La figura e i temi sono da sempre attuali: la ragazza che si ribella al potere, perché vuole seppellire il fratello in nome delle leggi religiose e del rispetto del ghenos familiare, è l’eroina che assurge a simbolo di chi rivendica i diritti dei più deboli. L’opera è anche la tragedia di Creonte, l’uomo cui il destino ha affidato il compito di governare e di far rispettare le leggi.
Ma se il conflitto principale della tragedia è quello relativo allo scontro sulla sepoltura o meno del corpo di Polinice, Tiezzi è molto attento a individuare altri conflitti che arricchiscono e rendono complessa e screziata l’opera. Innanzitutto tra Creonte e Antigone scatta un conflitto generazionale, nel quale è la ragazza a sostenere la tesi più arcaica e reazionaria, quella della superiorità delle ragioni religiose su quelle politiche. Tra i due scoppia inoltre una guerra dei sessi: la determinazione di Antigone mette in crisi in Creonte la sua posizione di maschio, come evidenziato da una sua considerazione al figlio Emone: «Bisogna difendere l’ordine costituito – e non permettere che le donne abbiano la meglio su di noi. Se proprio si deve perdere, meglio essere vinti dalla mano di un maschio, senza che si dica in giro che siamo inferiori alle femmine». Infine il conflitto tra Creonte e Tiresia, da un lato la ragion di Stato, dall’altro le arcaiche credenze nella magia e nella divinazione che, insieme al maschilismo di Creonte, ci ricorda quanto la cultura greca, arrivata a noi secondo la lettura romantica dei poeti e filosofi tedeschi tra fine ‘700 e inizi ‘800, tutta apollinea e luminosa, razionale e quasi pre-cristiana, affondi invece le sue radici in una visione del mondo che nella morte vedeva la fine di tutto e non una possibile rinascita («la morte, il destino più atroce» dice Creonte). Riflessioni che permette alla tragedia di essere così inesorabilmente ‘tragica’.
Si ringrazia il Comune di Spoleto
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