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Kafka. un tributo postumo
regia, coreografia, scene e costumi Enzo Cosimi
interpretazione e collaborazione alla coreografia Paola Lattanzi, Elisabetta Di Terlizzi, Alice Raffaelli
video Stefano Galanti
disegno luci Matteo Crespi e Enzo Cosimi
musica a cura di Enzo Cosimi e Stefano Galanti
testi di Giulia Roncati
organizzazione Anita Bartolini
orari spettacolo
ore 21.00
posto unico intero 15 euro
ridotto 12 euro
card 6 ingressi 48 euro
produzione compagnia enzo cosimi, MIBACT, Regione Lazio
con il sostegno per la residenza di Amat, artedanzae20/DanceHaus e di
Festival Quartieri dell’Arte di Viterbo
La creazione rappresenta la terza tappa della trilogia “Sulle passioni dell’anima”.
La terza tappa del progetto Sulle passione dell'anima é dedicata all'esperienza emozionale e sensoriale del dolore, processo che permette di santificare l'uomo e allontanarlo dalla vita.
L'avvento del nichilismo ha annullato ogni valore metafisico in un sistema dominato dalla tecnologia e dalla scienza. Quindi il dolore viene estirpato dalla vita perché non abita più persone ma strumenti. Dal mutato rapporto con il Dolore sorge una nuova modalità di pensiero che celebra il mondo virtuale, la velocità e la narcosi, in una sola parola, la fuga.
Visioni e narrazioni in cui vere storie e biografie inventate si mescolano fra loro, in cui si mette in crisi l’idea di una narrazione ufficiale e oggettiva e si inseguono invece rappresentazioni più oblique e complesse. L’idea è di orchestrare una polifonia di sensazioni in cui il senso di drammatizzazione vale molto di più del processo di descrizione, creare una drammaturgia a più livelli, multidimensionale riconducibile all’eliminazione dei confini tra le discipline artistiche, mettendo il corpo protagonista dell’intero processo artistico.
La drammaturgia del lavoro si serve come complice dell’universo Kafkiano attraverso dispositivi necessari per imbastire una scrittura del corpo sincretica dove il dolore insegna ad ascoltare e a trasmettere l'unicità dell'essere umano.
“Abbiamo imparato a consumare anche il dolore, senza essere in grado di prendercene cura”
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