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di Georg Büchner
traduzione Anita Raja
regia e scene Mario Martone
con (in ordine alfabetico) Giuseppe Battiston, Fausto Cabra, Giovanni Calcagno
Michelangelo Dalisi, Roberto De Francesco, Francesco Di Leva, Pietro Faiella
Gianluigi Fogacci, Iaia Forte, Paolo Graziosi, Ernesto Mahieux, Totò Onnis
Carmine Paternoster, Irene Petris, Paolo Pierobon, Mario Pirrello
Luciana Zazzera, Roberto Zibetti
e con Matteo Baiardi, Vittorio Camarota, Christian Di Filippo, Claudia Gambino
Giusy Emanuela Iannone, Camilla Nigro, Gloria Restuccia, Marcello Spinetta, Beatrice Vecchione
costumi Ursula Patzak
luci Pasquale Mari
suono Hubert Westkemper
registi collaboratori Alfonso Santagata e Paola Rota
scenografo collaboratore Gianni Murru
si ringrazia per la collaborazione Bruno De Franceschi
mercoledì 17 maggio, ore 17.00 Sala Squarzina
Incontro con Mario Martone
Con Alessandro Leogrande e la Compagnia
Danton e il paradosso delle rivoluzioni
ingresso libero
orari spettacolo
martedì e venerdì ore 21.00
mercoledì e sabato ore 19.00
giovedì e domenica ore 17.00
lunedì riposo
durata
I atto 1h e 45 min
intervallo
II atto 1h e 15 min
produzione Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale
In Morte di Danton, uno dei testi più suggestivi del teatro moderno di Georg Büchner, dopo Woyzeck e Leonce e Lena, si respira l’atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, con la caduta di Georges Jacques Danton nel 1794 e l’antagonismo che lo contrappone a Maximilien Robespierre. La regia di Mario Martone costruisce un gigantesco affresco corale con ben ventinove attori, tra i quali Giuseppe Battiston, Paolo Pierobon, Iaia Forte, Paolo Graziosi, che nel quadro storico della Rivoluzione Francese rendono al meglio la contrapposizione tra il liberale e tollerante Danton e l’intransigente e furioso Robespierre. La difficoltà del primo di opporsi al Terrore e al fanatismo del secondo rappresenta la sfiducia nel migliorare il mondo e la società, senza tuttavia perdere la speranza di trovarsi dalla parte giusta della storia. Il testo si concentra infatti proprio sulla contrapposizione tra i due protagonisti della Rivoluzione francese, compagni prima e avversari in seguito, entrambi destinati alla ghigliottina a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Danton non crede alla necessità del Terrore; Robespierre, invece, incarna la stoica e crudele linea giacobina. Uno spettacolo attuale nella sua classicità, con spunti di riflessione sulla natura della Rivoluzione, il rapporto tra uomini e donne, l’amicizia, la classe, il determinismo, il materialismo, il ruolo del teatro stesso.
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