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«Il potere a questo serve: a continuare a comandare».
Re Amleto è malato: non ha più memoria. Non ricorda niente, nemmeno chi sia sua moglie, né chi sia suo figlio Amleto, né tantomeno a quale faccia corrisponda suo fratello Claudio. Non ricorda niente ma comanda ancora, ha ancora potere di vita e di morte su tutti.
La perdita continua della memoria produce nel personaggio del Re una tenerezza e una forza comica che sono centrali nel testo, accompagnate dalla presenza di Polonio, consigliere timoroso, sempre indeciso, pronto comunque ad “accorrere in soccorso dei vincitori”, come molte figure di questa Italia.
Indagare su quel che può accadere prima dell’Amleto significa provare a scoprire intrecci e motivazioni che nel testo scespiriano si affidano solo alla fantasia dello spettatore. Se cambiassero le premesse, la storia di Amleto sarebbe comunque piena di uccisioni, vendette, assassini?
La sensazione è che quella storia sia diventata il modello a cui l’umanità si è ispirata, e che ha ben saputo replicare nella vita di tutti i giorni; una storia che non accadrebbe se non venisse ispirata dalla parola Vendetta. “Vendica il mio brutale e snaturato assassinio”, dice lo spettro a suo figlio Amleto.
Probabilmente è quello il momento in cui nasce Amleto, e nascono l’immagine e il modello a cui noi stessi ci ispiriamo. Forse è arrivato il momento – così la pensa qualcuno di questi personaggi - di cambiare specchio, e provare a vivere la gestione del potere, a qualunque livello, rinunciando al sopruso, alla violenza, che sembrano le uniche premesse di quel che definiamo Giustizia.
Il testo prova a mettere di fronte allo spettatore questi personaggi nell’atto di prendere la decisione che cambierà le vite di tutti. Mostra i retroscena dei rapporti interni ad un gruppo stretto dal vincolo familiare, che diventano lo specchio di quanto il comportamento umano possa distorcersi ogni volta che si relaziona al potere.
Michele Santeramo
Michele Santeramo – autore e narratore, vince nel 2011 il premio Riccione per il Teatro con il testo Il Guaritore. Nel 2012 scrive e produce con teatro minimo Storia d’amore e di calcio. Del 2013 è il testo La prima cena. Vince nel 2013 il Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT). Pubblica nel 2014 il romanzo La rivincita edito da Baldini e Castoldi. Scrive nel 2014 Alla Luce per la regia di Roberto Bacci e la produzione di Fondazione Pontedera Teatro. Vince nel 2014 il premio Hystrio alla drammaturgia. Candidato nel 2014 al premio UBU come Migliore Novità Italiana per lo spettacolo Il Guaritore. Conduce laboratori di drammaturgia.
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