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composizione per coro e voce recitante
musica di Giovanna Marini
su testi di Pier Paolo Pasolini
I giovani infelici / La meglio gioventù
voce recitante Enrico Frattaroli
con il Coro Favorito della Scuola Popolare di Musica di Testaccio (in ordine alfabetico) Teresa Bausano
Giuseppe Caltabiano, Gian Paolo Castelli, Stefano De Felici, Vittoria Gallo, Daniele Guaragna, Michele Manca
Germana Mastropasqua, Bruno Mattei, Andrea Monaco, Sergio Polimene, Xavier Rebut, Flaviana Rossi, Patrizia Rotonda
Susanna Ruffini, Enrico Scarinci, Lucia Staccone, Antonella Talamonti, Fiammetta Tosti, Vincenzo Zappa
maestro del coro Patrizia Rotonda
mise en espace di Enrico Frattaroli
con la partecipazione della Scuola Popolare di Musica di Testaccio
orari spettacolo
ore 21.00
domenica ore 18.00
durata 75 minuti
Adesso mi sembra impossibile, mentre sono immerso
nell’abbagliante fulgore di un teatro, che al mondo ci
sia qualcuno che governa delle mucche, che sta a cucire,
la sera, presso il focolare, che innesta le piante …
Eppure la vera vita dell’uomo è quest’ultima.
(Lettera di Pier Paolo Pasolini a Tonuti Spagnol, Roma, 3 aprile 1946)
Nella composizione di Giovanna Marini per voce recitante e coro, Pier Paolo Pasolini si trova di fronte a se stesso. Nel quarto canto del suo poema in italiano “Le ceneri di Gramsci”, Pasolini scrive: “Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere / con te e contro te, con te nel cuore, in luce, contro te nelle buie viscere”.
La voce recitante legge “I giovani infelici”, uno scritto postumo, redatto nei primi giorni del 1975, tratto dalle “Lettere Luterane”. Il coro ascolta, canta, interrompe il lettore, commenta, ma sempre con parole di Pasolini, con i versi delle bellissime poesie in friulano della “Nuova Gioventù”, piene di dolcezza, di nostalgia per una vita semplice e per i suoi valori.
Un dibattito parlato/cantato in cui Pasolini si trova, ancora una volta, con sé e contro di sé.
Il Coro, chiamato Coro Favorito, è formato da elementi del corso di Estetica della Musica Contadina della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, corso tenuto da Giovanna Marini. Un moderno Oratorio che celebra la complessità e la ricchezza del pensiero e della poesia pasoliniani. A quarant’anni dalla sua terribile morte.
Ho conosciuto Pasolini e parlato con lui poche volte. Ero amica di Laura Betti, che abitava di fronte a lui nel periodo in cui abitavano tutti e due alla Garbatella, quartiere popolare di Roma.
E lui passava sovente a trovarla, un uomo discreto, gentilissimo, timido, almeno così sembrava. Prendeva spesso il respiro prima di parlare, come se avesse riflettuto molto su quello che avrebbe detto. Poi ho capito che era per un’abitudine alla ricerca della parola che esprimesse nel modo più vero e completo il suo pensiero. Infatti a volte usava parole non frequenti nel nostro consueto linguaggio, e io mi sorprendevo, allora gli chiedevo “Che vuol dire?” e lui sorrideva, ci pensava su, poi rispondeva. Mi piaceva molto, lo trovavo diverso da tutti.
Le sue poesie in friulano della “Meglio Gioventù”, poi della “Nuova Gioventù”, mi hanno sempre incantato. Le trovo bellissime, e ho sempre provato a metterle in musica.
Questo mi ha impegnato per molti anni, prima con strumenti, percussioni, sassofoni e voci, poi spogliando via via le partiture fino a riscriverle, ora, nel 2015, per solo coro, e coro di voci naturali. Continuo a pensarle come uno straordinario capolavoro, da contrapporre all’altra anima di Pasolini, quella analitica, spietatamente analitica, dove una causa deve sempre avere un effetto, e si deve considerarli tutti e due in un incatenamento, a volte crudele, ma purtroppo sempre giusto, coerente.
Così è nato questo pezzo di musica e lettura, quasi come una conseguenza naturale del mio amore per questa persona, che ha vissuto una vita così ricca, da uomo dotatissimo di tutte le qualità migliori per un essere umano, esemplare per la sua continua ricerca del non falso, del giusto, del vero. Tra “luce del cuore” e “buio delle viscere”.
Giovanna Marini
Giovanna Marini musicista e etnomusicologa, fondatrice della Scuola Popolare di Musica di Testaccio a Roma, coniuga da più
di quarant’anni formazione accademica e conoscenza delle pratiche musicali tradizionali e popolari. La sua opera, di grande impegno politico e culturale, si è nutrita e continua ad arricchirsi dell’incontro con straordinari cantanti e musicisti (dalle tradizioni religiose,
contadine o operaie, fino alle musiche di avanguardia, passando per il jazz, il rap o la canzone), allievi e musicologi di grande rigore, ma anche registi di cinema e teatro (come Pier Paolo Pasolini, Dario Fo, Peter Brook, Pippo Delbono, Charles Tordjman).
Enrico Frattaroli opera da artista indipendente nelle dimensioni del teatro, della musica e dell’arte visiva. Joyce e Beckett, Wolf e Risset, Sofocle e Sade sono gli autori intorno alle cui scritture, e lingue, ha elaborato, dagli anni ottanta ad oggi, le linee di forza della sua poetica teatrale. Tra le sue opere citiamo fluidofiume e fluidofiume: ricorsi da Ulisse e Finnegans Wake di James Joyce; Opera e Hybris, sui testi in greco antico dell’Oidipous tyrannos e dell’Oidipous epi Kolonoi di Sofocle. Amor di lontano dal poema di Jacqueline Risset in risonanza coi versi degli antichi trovatori provenzali; Il tamburo di fuoco di F. T. Marinetti, in italiano, ceco e francese; le cinque opere dell’imponente progetto dedicato al Marchese de Sade: SADE neroluce, SADE cum figuris, SADE ex machina, SADE per speculum, SADE : opus contra naturam. Alcune delle opere teatrali citate sono state presentate nell’ambito di festival e rassegne internazionali a Parigi, Lione. Lugano, Praga, Dublino, Sydney, Melbourne, Podgorica, Il Cairo, New York.
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