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" Rispetto al romanzo, la messa in scena di Santagata (che si riserva il ruolo di Paradise, artista ed intellettuale imbelle, in sciopero da quando sono nato, che approfitta opportunisticamente delle ricchezze di origine oscura della famiglia Belmondo) accentua i toni grotteschi. In particolare l'aspirazione a nobiltà e raffinatezza (un'ombra di Scarpetta?) dei Belmondo, che non amano le regole e le sostituiscono con le proprie. Un gioco di luci magistrale accentua la dialettica tra la brillantezza dell'apparire e la povertà dell'essere. Santagata sottolinea i legami del testo con l'attualità politica.... Con lui in scena i bravissimi Antonio Alveario, Rossana Gay, Johnny Lodi, Daria Panettieri e Massimiliano Poli ".
Renato Niccolini, "L'Unità", 23 giugno 2008
"In Animenere Alfonso Santagata coniuga grande senso dell'artigianalità teatrale con punte di asettici straniamenti postmoderni, come è tradizione del suo trentennale statuto artistico....E la metafora a teatro è sempre una buccia di banana su cui è facile scivolare, se si dà vita a una visione troppo simbolista e impalpabile della realtà, o se al contrario la si sporca eccessivamente nelle spire melmose della cronaca. Ma Santagata è troppo esperto per cadere nelle due opposte trappole, riuscendo a mantenere la rustica vitalità del suo teatro in un clima straniante, grottesco e surreale....Anche perché la famiglia Belmondo, nascosta dietro gli occhiali da sole, fa di tutto per apparire un esempio di tragicomicità contemporanea."
Stefano De Stefano, "Corriere del Mezzogiorno"
13 giugno 2008
" E' bello e avvincente lo spettacolo che Alfonso Santagata ha presentato in prima nazionale al Teatro Niccolini di San Casciano. Ispirandosi a un romanzo di Giuseppe Monetano, Animenere parla di una ricca e potente famiglia....La storia è raccontata con leggerezza e ironia in uno spettacolo interessante anche sul piano formale...Uno spettacolo che riesce bene a parlare dei giorni nostri."
Gherardo Vitali Rosati, "Corriere Fiorentino"
18 marzo 2008
"Lo spettacolo.... prende le mosse dal romanzo di Montesano, che si traduce quasi naturalmente in una parabola livida e allucinata, ritratto impietoso e deformato - eppure crudamente veritiero - di una società di oggi in cui l'impostura, il cinismo, la distruzione ormai abituale e consolidata di ogni regola sono diventate la norma, quasi la legge; oltre che, il segreto del successo. Vedi il caso delle "animenere" della famiglia Belmondo, protagonista di una criminale, irresistibile ascesa anche politica composta di autentici campioni d'inganni, nefandezze e incredibili ipocrisie."
Francesco Tei, "Hystrio", anno XXI n. 3-2008
"...liberamente tratto dal romanzo "Di questa vita menzognera" del napoletano Giuseppe Montesano, diagnosi feroce e senza speranze dello spappolamento morale dell'italica stirpe. I valori sono tramontati? La famiglia Belmondo sta a Napoli, crocevia di un belpaese pieno di mondezza, sono il simbolo dell'arroganza, volgarità, grettezza di chi si è arricchito per demerito e arrendevolezza della migliore gioventù. Spettacolo acido, malsano, fatto decantare al lume della cattiveria, corrotto dalla germinazione del malessere che aggredisce tralci di felicità".
Gabriele Rizza, "Il Manifesto", 15 marzo 2008
"Animenere come quelle dei personaggi che compongono la famiglia Belmondo....Il loro successo ha creato un mondo alla rovescia dove vincono gli individui che prevaricano e sprecano denaro in uno stile di vita disinvolto e agguerrito..."
Dante Bigagli, "Il giornale della Toscana"
12 marzo 2008
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