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di Rafael Spregelburd
traduzione Manuela Cherubini
regia Rafael Spregelburd e Manuela Cherubini
Una potente riflessione sul senso e le conseguenze della crisi nel nostro tempo
con Rita Brütt, Fabrizio Lombardo
Luisa Merloni, Laura Nardi, Amândio Pinheiro
video Igor Renzetti
immagini Ale Sordi
musica originale Zypce
orari spettacolo
ore 21.00
domenica ore 18.00
durata 1 ora e 40 minuti senza intervallo
Produzione CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia e Fattore K
Furia avicola è il nuovo progetto italiano del drammaturgo e regista argentino Rafael Spregelburd che ha preso corpo in collaborazione con Manuela Cherubini sua traduttrice e qui anche co-regista.
Il progetto nasce come proseguimento produttivo dell’esperienza dell’Ecole des Maîtres, il corso europeo di perfezionamento teatrale che il regista argentino è chiamato a dirigere a Udine, Coimbra, Roma, Liegi e Reims, durante l’estate 2012.
“Mentre nell’ambito dell’Ècole des Maîtres lavoravamo con un gruppo di attori provenienti da quattro paesi europei alla creazione di uno spettacolo intitolato La fine d’Europa – raccontano Rafael Spregelburd e Manuela Cherubini – la Babele delle nostre lingue c’istigava alla formulazione di domande sull’identità, l’appartenenza e sul concetto di fine. Lo spettacolo Furia avicola è una delle derive di questo percorso, e porta con sé, trasformandole e rinnovandole, quelle domande, per generarne di nuove, insieme ad alcune riflessioni”.
La drammaturgia dello spettacolo giustappone due atti unici sulla fine dell’arte e sull’assurdità della burocrazia passando per un intermezzo quasi burlesco sulla babele delle lingue e dei contesti di senso, per una potente riflessione sul senso e le conseguenze della crisi nel nostro tempo.
Nella stessa estate, la signora Cecilia Giménez restaurava da sola un Ecce Homo, affresco della cappella di Borja, paesino non lontano da Saragoza. All’anziana “restauratrice” non sarebbe mai passato per la testa che il suo lavoro avrebbe scatenato un polverone nel mondo dell’arte occidentale, dividendo critica e pubblico. Un piccolo scandalo che sembra aver spazio più nella rete che nella vita reale e che senza dubbio racchiude le domande fondamentali sulla fine di questa vecchia, moderna pratica che siamo soliti chiamare “arte”.
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