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PER L'EUROPA
Sul palco Livia Pomodoro, Valentina Cortese, Giorgio Albertazzi
di Franco Cordelli | Corriere della Sera ROMA
PER L'EUROPA
Sul palco Livia Pomodoro, Valentina Cortese, Giorgio Albertazzi
di Franco Cordelli | Corriere della Sera ROMA
2 luglio .14
È d'obbligo rendere testimonianza, per il mondo del teatro romano, o per il mondo del teatro, non di ciò che chiamiamo una bella serata ma d'una serata importante. Lo confermò la presenza in platea del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si potrebbe dire così: il 30 giugno del 2014 il Teatro di Roma nella sua sede maggiore, l'Argentina, nacque a nuova vita. Il merito è tutto dell'energia, della passione, della volontà di riuscire in un'impresa da argonauta del nuovo direttore Antonio Calbi. Sto parlando di un'impressione, di piccoli segnali, di un evento di pura rappresentanza simbolica. La realtà appartiene ai giorni che verranno. Ma intanto la sola idea di un <<Prologo d'amore e d'arte per l'Italia Europea>> è appunto un'idea, è cioè qualcosa che degnamente segnala all'attenzione del cittadino e del pubblico la presenza di un'entità chiamata teatro nel mondo totale della vita quotidiana e in particolare della vita politica. Sto parlando dell'Italia alla guida del semestre europeo: numerosi artisti hanno celebrato questo avvenimento che potrà rivelarsi cruciale per il nostro futuro. A cominciare da un'insolita presenza, Livia Pomodoro che ha aperto la serata con un dialogo immaginario tra Melina Mercuri e Angela Merkel. Ma voglio in specie ricordare l'intervento all'Argentina di due grandi interpreti. Tutti e due nati nel 1923. Mi riferisco a Giorgio Albertazzi e a Valentina Cortese. Valentina Cortese non saliva sul palco dell'Argentina da quasi quarant'anni. Precisa, meticolosa, fedele a se stessa nella scansione di un testo di Giovanni Testori, «L'Amore», era laggiù, seduta dietro un lungo tavolo, non a leggere, non a declamare, ma a davvero recitare, a dare vita. Altrettanto magnifico, ma in piedi, con un bastone d'eleganza, Giorgio Albertazzi si è invece esibito tre volte. Il Canto 26 della Divina Commedia e un brano dalle <<Memorie di Adriano» di Marguerite Yourcenar erano i suoi cavalli di battaglia ma il sonetto di Shakespeare buttato lì, fuori programma, fu il momento conclusivo e alto della serata: forse il più applaudito.
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