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1000 persone per un’opera d'arte
20 dicembre ingressi ore 19 e 21
21 dicembre ingressi ore 17, 19 e 21
una stazione orbitale che raccogliera’ storie, voci, suoni, ricordi, oggetti e immagini, migliaia di tracce per una cartografia delle nostre perdite e delle nostre possibilità
Perdutamente. Variazioni, incidenti, distrazioni, teorie sul tema della perdita.
Si avvia alla conclusione l’inedita residenza creativa promossa dal Teatro di Roma e condivisa dalle 18 compagnie della scena romana contemporanea, invitati a giugno del 2012 dal direttore Gabriele Lavia ad un cantiere nel cantiere intorno al tema della perdita.
A chiudere il progetto sarà Art you lost?, l’opera d’arte collettiva che, il 20 dicembre (con ingressi alle ore 19 e alle ore 21) e il 21 dicembre (con ingressi alle ore 17, 19 e 21), trasformerà l’intera architettura del Teatro India – dalla facciata esterna al foyer, dai muri ai pavimenti, dai corridoi alle sale al soffitto – in una cartografia delle nostre perdite e delle nostre possibilità.
1000 persone hanno lasciato tracce del proprio passaggio durante il preparatorio di Art you lost? nelle ultime due settimane di lavori in corso di Perdutamente.
Gli autori dell’installazione/performance sono uomini e donne di età compresa tra i 13 e i 99 anni, che hanno risposto all’invito di consegnare un personale oggetto significativo, per partecipare alla raccolta di tracce biografiche intorno al tema de la perdita. La consegna dell’oggetto è avvenuta a fine novembre, durante un percorso a tappe in cui ognuno è diventato oggetto e soggetto di un dispositivo artistico. Le loro voci, i loro volti, le parole, gli auspici, le nostalgie e i ricordi, diventano oggi il materiale rielaborato, esposto e fatto esplodere nella grande installazione/performance.
Come in un esperimento di fantascienza, lo spazio del Teatro India è trasformato in una stazione orbitale che prende avvio dalla parete esterna del teatro, completamente rivestita da stendardi su cui gli autori dell’opera hanno scritto con grandi pennelli neri il loro nome. Parte così un ciclo sincronico strutturato in cerchi di accadimenti in cui lo spettatore attraversa lo spazio in piena libertà, scegliendo autonomamente il proprio percorso. Il foyer raccoglie un catalogo di volti proiettati all’altezza delle finestre lungo tutto il perimetro dello spazio, autoritratti consapevoli e immagini rubate, e i loro ultimi sms appena inviati con un sottofondo sonoro che rielabora i materiali registrati dalle persone. Nella sala A divisa in due da un velatino ad attenderci è una mappa di Roma – di 12 metri per 12 – su cui gli autori hanno scritto cosa hanno perso, sia esso un oggetto o un avvenimento significativo, nel luogo dove lo hanno perduto. Sempre nella sala A si apre una foresta in cui saranno depositati e nascosti diversi suoni lasciati dagli autori: i consigli che gli autori hanno dato a loro stessi nel passato si trasformano in suggerimenti per il futuro di chi ascolta. Nella sala B, come in un immaginario magazzino degli oggetti smarriti, avverrà la trasformazione degli oggetti lasciati e delle storie a loro legate, scritte dagli stessi autori. Nei corridoi interni, come in una lunga stazione di sosta si potranno ascoltare, come un’altra mappa sonora, le storie raccontate dagli autori nell’intimità di un ascolto attraverso le cuffie.
In conclusione, sempre nel foyer una grande festa dei corpi e dei suoni, per festeggiare chi ha lasciato qualcosa e chi l’ha trovata, chi la voleva lasciare e chi ancora la sta cercando.
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