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Rita Sala - Messaggero: "La faccia e la facciata. L'ipocrisia dei salotti primo Novecento sotto luci livide che arrivano ad oggi... Lavia ha trattato questo Pirandello quasi fobico, ma senz'altro incisivo, moderno, lucidissimo, come un banco di prova, un tavolo sul quale dimostrare per l'ennesima volta la propria maturità d'interprete. L'allestimento è impeccabile, degno di un qualsiasi grande palcoscenico europeo".
Rodolfo Di Giammarco - Repubblica: "Al suo battesimo come regista e protagonista al Teatro di Roma che dirige, l'artista affronta un testo dell'autore siciliano considerato "minore"... La novità è che questo spettacolo non è puramente pirandelliano. Ha radici in un'allucinata sofferenza russa e scandinava, riproduce continuamente intemperie nordiche dell'animo e del tempo, incamera soluzioni di regia che sono di scuola tedesca o polacca".
Masolino D'Amico - Stampa: "Lavia dà il meglio di se stesso come un Lori dolorosamente ma lucidamente conscio della propria ingenuità, allo stesso tempo controllando mirabilmente sia l'equilibrio del sontuoso spettacolo sia le impeccabili prestazioni dei comprimari".
Tiberia De Matteis - Tempo: "E' un allestimento poderoso con un impianto scenico di rara eleganza ... la prova d'attore di Lavia è forte, tesa, energica nel distanziarsi dalle intonazioni di tutti gli altri, nell'inseguire i percorsi interiori del personaggio, nel ripercorrere l'intero e variegato arco del suo traumatico cammino di conoscenza della verità... La rappresentazione si anima in crescendo, approdando ad un finale chiarificatore".
Laura Landolfi - Riformista: "Tutto ci fa pensare ad un'attenzione per quello che di nuovo si muove sulla scena teatrale, dando vita a un felice mix, pur restando con i piedi ben piantati nella tradizione".
Enrica Rosso - Liberal Mobydick: "Lavia schiera in campo anche una squadre di eccellenze. La scena elegantissima, formalmente ineccepibile, moltiplica i piani dell'azione in successione di luoghi ossessivamente in bianco e nero in un raro equilibrio di piani verticali e orizzontali".
Alessandra Bernocco - Europa: "L'interpretazione di Lavia è potente e sincera, e ci accompagna nel travagliato percorso di questo piccolo uomo, tradito, punito, maltrattato eppure miserabilmente connivente, mettendo in gioco emozioni compresse, dalla rabbia alla pietas sprezzante e rassegnata".
Toni Colotta - Avvenire: "Lavia si cuce su misura un Martino sommesso nello strazio interiore: una prestazione maiuscola, dal di dentro, che lascia il segno nella storia dei grandi interpreti nel ruolo".
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