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Il protagonista è Martino Lori, Consigliere di Stato che, dopo la morte della moglie Giulia, teneramente amata, si è sempre e solo sacrificato per la figlia Palma. Ma all'improvviso, dopo diciannove anni di certezze nella fedeltà della consorte, nell'onestà e nell'amicizia del senatore Salvo Manfroni, suo superiore, Martino scopre che la moglie lo tradiva proprio con quest'ultimo e che Palma Lori non è sua figlia. È una rivelazione che può stravolgere la sua vita, un trauma enorme per il povero Martino da sempre considerato da tutti come debole zimbello, eccessivamente legato a una fedeltà che si sapeva falsa e della quale lui non pareva accorgersi: egli infatti aveva continuato a vivere spiritualmente unito con la compagna scomparsa, fino a recarsi ogni giorno al cimitero e aveva lasciato che della figlia si interessasse il senatore il quale le aveva dimostrato affetto fin da bambina, provvedendo anche a maritarla bene col marchese Flavio Guardi. Il comportamento di Martino, agli occhi della società, appare come una falsa ostentazione per salvare la faccia e continuare a godere i vantaggi della sua irregolare situazione familiare, tanto che tutti, dalla figlia a Salvo Manfroni, pensano che egli esageri e ne sono nauseati. Quando scopre la verità, Lori sembra comprendere finalmente il motivo per cui veniva trattato con disprezzo o con sopportazione, essendo ritenuto un uomo spregevole, che per avanzare nella carriera aveva permesso alla moglie di tradirlo col suo superiore . In una scena forte, è proprio Palma che, stufa della presenza scomoda del marito nella casa del padre, spiega a quest'ultimo come tutti sappiano e che dunque egli è ormai in una posizione insostenibile, lo invita ad andarsene e a non farsi più vedere. Ora che l'inganno è svelato, la maschera è tolta e la feroce presa di coscienza tramuta il protagonista in un personaggio ambiguo, anfibio, sbalestrato, incapace di riappropriarsi della propria vita così come delle proprie maschere, costretto a una esistenza ormai sospesa, di uomo senza passato, senza presente né futuro. Lori capisce di aver perso tutto: la figlia, l'amicizia e la stima del senatore, l'amore della moglie adorata, la sua stessa dignità personale. Un senso di amarezza, rabbia, vergogna e desolazione lo amareggiano al punto di pensare di vendicarsi del miserabile Manfroni portandolo alla rovina, ma capisce l'inutilità di rispondere al male con il male e, invece, preferirà trovare un'altra strada: coglierà ugualmente l'affetto della figlia non sua, di Palma che, riconciliatasi con lui, comprenderà che il finto padre, in buona fede, non ha simulato la sua ignoranza degli avvenimenti. Non resta per lui che riprendere con disillusione e consapevolmente, la "commedia" recitata fino ad allora senza saperlo.
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