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di Samuel Beckett
regia Marco Sciaccaluga
scena Jean-Marc Stehlé e Catherine Rankl
costumi Catherine Rankl
con Ugo Pagliai, Eros Pagni, Gianluca Gobbi, Roberto Serpi, Alice Arcuri
Teatro Stabile di Genova
Ha detto il regista Sciaccaluga: «Da sempre vittima di pregiudizi come tutti i grandi testi, accusato di essere un perfetto esempio di negatività, astrattezza e assenza di speranza, questo capolavoro è, al contrario, divertente ed intriso di quella stessa gioia di vivere che aveva il suo autore innamorato della musica e della pittura, uno spettacolo adatto a tutti per i tanti punti di vista dai quali lo si può leggere».
Questa tragicommedia di Samuel Beckett, divenuta da tempo un grande classico, unisce per la prima volta insieme due grandi attori del nostro teatro: Eros Pagni (Vladimiro) e Ugo Pagliai (Estragone), sono loro gli interpreti dei personaggi beckettiani gettati ai margini di una società che non conoscono, che si ritrovano sotto un albero spoglio in una deserta strada di campagna, per un appuntamento con un certo Godot, che ha promesso loro qualcosa di caldo da mangiare e un tetto per dormire all'asciutto. «Regola fondamentale»per accostarsi a questo spettacolo" - spiega Marco Sciaccaluga - «è non dare importanza a chi sia o possa raffigurare Godot. La spettatore deve invece concentrarsi sul tema dell'attesa, sul significato che ha per ciascuno di noi attendere qualcosa o qualcuno». In questo senso gli fa immediatamente eco Eros Pagni: «Mi preoccupa che oggi non si aspetti più nemmeno Godot, ormai si chiedono solo certezze ad una vita non certo felice, ma Vladimiro mi insegna, con i suoi interrogativi, che la speranza è l'ultima a morire e occorre aver sempre voglia di reagire. E' un testo che è stato di grande aiuto alla mia anima». Ugo Pagliai conferma: «Ritenevo che questo spettacolo non fosse nelle mie corde, per questo, quando me lo hanno proposto, mi sono fatto prendere dalla disperazione e dalla gioia insieme. Ora sono felice, perché avverto davvero la gioia della ricerca della vita».
Estragone e Vladimiro si rivelano quindi due creature uscite dalla comica del cinema muto, disperate, ma anche allegre e innamorate della vita, abitanti di un universo dove la fantasia può invadere la scena e prendere il sopravvento sulla morte.
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