documenti collegati
Con il genio racconto la violenza di famiglia
Repubblica - 24 luglio 2008 pagina 40 sezione: SPETTACOLI
Andrea Camilleri "riscrive" Pirandello per raccontare la violenza sulle donne all' interno della famiglia. Sette commedie del grande autore siciliano vengono così rivisitate con un creativo copia-e-incolla dando luogo a un nuovo testo, Festa di famiglia, un' operazione in cui Camilleri collabora con la compagnia Mitipretese, che aveva già portato in scena Roma ore 11. Il montaggio - ricavato da brani di Questa sera si recita a soggetto, Sei personaggi, L' amica delle mogli, Enrico IV, L' uomo, la bestia e la virtù, La vita che ti diedi e Trovarsi - racconta il compleanno d' una mamma sessantenne alle prese con i rapporti tesi con le figlie. Per ora in forma di studio debutterà a "Ponza in Festival" domenica; protagonisti sono Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Fabio Cocifoglia, in attesa d' una versione autunnale con Mariangeles Torres e un sesto attore. La regia collettiva è di Mitipretese. Camilleri, una bella responsabilità, trovare un filo rosso nel Pirandello teatrale... «Non so se l' abbiamo "saccheggiato". Direi che è stato piuttosto un percorso trasversale nel suo teatro. Io avevo già messo mano ad adattamenti da sue pagine letterarie, riducendo La cattura (per gli 80 anni di Turi Ferro, ndr), Il vitalizio, e Pena di vivere così (La signora Lèuca). Ad aver buttato giù un primo schema pirandelliano sui disturbi femminili in famiglia sono state le ragazze di Mitipretese, da me conosciute all' Accademia Nazionale d' Arte Drammatica». Quale è stato il suo apporto? «Ho elaborato una serie di punti, ho sciolto certi nodi. Loro si prendevano le pagine mie e se le andavano a provare, dicendomi se funzionavano. Io non avevo mai fatto un lavoro con verifiche dirette in palcoscenico. E m' è piaciuto». Lei ha scritto un saggio sui testi pirandelliani in dialetto. Qualcuno ha detto che il teatro di questo grande autore è fatto su misura per la borghesia italiana, ma Gramsci sostenne che i suoi personaggi sono storicamente popolani siciliani. La sua opinione? «Sto dalla parte di Gramsci, la cui analisi partì dal Liolà. Per una mia laurea ad honorem ho portato una lectio sul rapporto tra Gramsci e Pirandello. Trovo che c' è un percorso anche da Pirandello a Emma Dante: lei trasferisce in contesti urbani la parlata contadina. Qui, in Festa di famiglia, nelle scene di raccordo ho mimato un ruvido "linguaggio pirandelliano". Anche lui s' avvaleva di altre fonti: il finale dei Sei personaggi lo prese da Reinhardt. E a me la falsificazione riesce bene. Ho avuto un Premio Boccaccio per una mia novella tutta apocrifa...». Si dichiara contraffattore di Pirandello perché è suo conterraneo? «Ogni sua struttura è di matrice siciliana. Ai personaggi mette in bocca verità dialettali. Io lo sento. Siamo nati vicini, lui ad Agrigento, io a Porto Empedocle. Ma guai ad alterare il gemellaggio. Il sindaco del mio paese scoprì una statua dedicata a Pirandello, e io obiettai che era un Lenin a basso prezzo, con cranio e barbetta identici, ma con abito stazzonato e scarpe militari, mentre Pirandello aveva calzature di "invulnerato coppale", era distintissimo. E non si meritava la targa in cui Porto Empedocle era definita "seconda città natale": va bene che si vive due volte, ma l' ubiquità della nascita, no. La targa l' hanno tolta». E l' accostamento tra violenza famigliare e Pirandello, funziona? «Sì. Nell' universo pirandelliano c' è sopraffazione. La riprova delle violenze domestiche è nella Madre, nella Figliastra, in Mommina. Fenomeni irrisolti, esplosivi, che non esplodono, e che causano feriti gravi, più che morti. Tutto quello che ora nel nostro testo si disfa e si riaggiusta male attorno a una madre e al suo compleanno corrisponde a una situazione pirandelliana, a un salotto buono mandato all' aria. Io ho introdotto un oggetto diabolico, una vecchia scatola metallica per i biscotti, perché contenesse foto bonarie che però suscitano dispute, incomprensioni, rancori». Oltre al teatro, cosa sta scrivendo? «Una cosa nuova e complessa. Un racconto lungo su un viaggio poco noto che Pierre-Auguste Renoir fece ad Agrigento, riferito dal figlio Jean Renoir nella biografia sul padre. Sembra che al papà avessero rubato il portafoglio, che sia stato ospitato dal contadino cui aveva chiesto di fargli da guida, uno che s' offese quando alla fine gli fu offerto un compenso, tanto che la moglie Aline risolse togliendosi una catenina con la Madonna e regalandogliela. Si separarono tra i pianti. Altro non c' è. Ma io scrivo». -
RODOLFO DI GIAMMARCO ROMA
News
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Il compratore di anime morte
-
“L’eco der core” Roma com’era, Roma com’è nei testi e nelle canzoni di Roma
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa
-
Roma in versi
-
È nato il nuovo canale Instagram della Fondazione Teatro di Roma!
-
Teatro di Roma, nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione
-
Il Teatro di Roma diventa Fondazione
-
Carta Giovani Nazionale
-
Art Bonus - Sostieni il tuo teatro!