documenti collegati
Macbeth di William Shakespeare
«(…) Branciaroli (…), dirigendo maestralmente tutti i suoi attori, ha saputo portare in scena un’interpretazione personale del Macbeth. (…) Assistiamo ad un Branciaroli straordinario, ha saputo esprimere magistralmente Macbeth impersonificandolo in modo naturale e a volte, rendendo la tragedia meno drammatica. (…) Bravo Branciaroli, bravi i suoi attori (…)».
Vivicentro.it, 11 maggio 2016, di Francesco Cecoro
Eccolo, il Macbeth di Branciaroli!
«(…) Di elevato livello la recitazione corale. Spietata e senz’anima quanto basta una convincente Valentina Violo. Per quanto riguarda Branciaroli che dire, se non che è eccezionale come sempre? (…) Spettacolo di gran classe (…) Gli applausi alla fine di questa “prima” attestano che il pubblico bresciano gradisce. E, come si dice: finché c’è Branciaroli, c’è speranza».
Cardona/Patrizio Pacioni.com, 11 maggio 2016, di Patrizio Pacioni
L’essenzialità del male
«(…) Branciaroli domina la scena sfoggiando la sua ricchissima tavolozza di colori e sfumature con cui crea un Macbeth tormentato ed insicuro, goffo e a disagio nei parametri regali (…) Al suo fianco Valentina Violo è una Lady volitiva (…). Al termine applausi per tutti, con punte di entusiasmo per Branciaroli».
Teatro.it, 11 maggio 2016, di Davide Cornacchione
Il Macbeth di Branciaroli nella notte della coscienza
«(…) L’allestimento, prodotto dal Ctb con Gli Incamminati per la regia e l’interpretazione di Franco Branciaroli, usa la bella e fungente scatola scenica di Margherita Palli: uno spazio concentrazionario e bigio, gelido e quasi metafisico, un luogo dell’anima (o della sua assenza). Il pubblico della prima ha gradito (…)».
Corriere della Sera, 12 maggio 2016, di Nino Dolfo
Branciaroli e la fragilità del male
«(…) La regia colloca la vicenda in uno spazio mentale: una scatola nera, disegnata da Margherita Palli, con una serie di porte che danno sull’esterno e di botole che si aprono su probabili abissi infernali. Al fondo dello spettacolo c’è una sostanza teatrale: ci sono momenti in cui le streghe e Lady Macbeth parlano la lingua di Shakespeare ma con sottotitoli proiettati sul fondo, così come proiettate sono le didascalie che indicano i luoghi in cui si sposta la vicenda, un velario a saracinesca scandisce le scene con una serie di passaggi al nero (…) le creature demoniache indossano maschere animalesche, teste mozze rotolano sul palco e ci si può concedere qualche ironico sfasamento temporale, come il gin fizz che i soldati si concedono. Quando indossa la corona e le ampie vesti regali Macbeth ha l’aspetto sontuoso di un sovrano barocco, ma il sonno della ragione genera mostri e Macbeth diventa un uomo fragile tormentato dalle visioni; ha sbalzi improvvisi di umore; è un uomo solo. Branciaroli ne mostra il tremore, il suo Macbeth barcolla, gattona, s’accascia, stramazza in un’agitazione continua. La sua è, al solito, una prova da grande attore, salutata da calorosissimi applausi (…)».
Bresciaoggi, 12 maggio 2016, di Francesco De Leonardis
Il Macbeth lupesco e contemporaneo di Branciaroli
«(…) Branciaroli ha già affrontato in passato questo testo, e la sua è un’interpretazione matura, che coniuga su registri vocali diversi un “canto” che, complici i costumi, ci porta in un clima da opera lirica. (…) Branciaroli quando è in scena (…) fa spettacolo. (…) Nella scena astratta e accidentata di Margherita Palli, con scuri velari fitti o trasparenti che segnano i numerosi cambi di luogo, tra luci oniriche e spettrali (Gigi Saccomandi), si muovono gli altri attori (…)».
Giornale di Brescia, 12 maggio 2016, di Paola Carmignani
Macbeth
«(…) Il testo in argomento è Macbeth (…). Branciaroli ne cura la regia e l’interpretazione, accompagnati da altri sette attori. (…) L’allestimento prefigura l’infernale fila di nequizie perpetrate dal protagonista della tragedia. (…) Il predominio dell’oscurità, con luci taglienti ora calde ora fredde e l’inserimento di baluginati espedienti spettrali, di grande suggestione rendono la scena partecipante ai tragici fatti narrati. (…) Branciaroli (Macbeth) insinua nella recitazione una tendenza ironica, suscitando una comicità normalmente inusitata nel suo personaggio, cui dà consegna la sua penetrante voce. In alcuni brevi momenti il regista ricorre ad una modernizzazione dell’opera, frapponendo a una più intensa gesticolazione un fugace inciso sugli istinti viscerali, rintracciabili anche in altre sue regie. (…) Buona la prova degli altri interpreti e la scelta dei costumi dal colore purpureo come quello di Lady Macbeth che, (…) con la sua perlacea epidermide rimanda iconograficamente a una fouquetiana dame sans merci, rivelatrice, nell’aspetto, della sua “indomita tempra”, snaturata dalla componente femminea per assumere i più nefandi caratteri maschili (…)».
Teatro.it, 12 maggio 2016, di Stefania Landi
News
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Il compratore di anime morte
-
“L’eco der core” Roma com’era, Roma com’è nei testi e nelle canzoni di Roma
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa
-
Roma in versi
-
È nato il nuovo canale Instagram della Fondazione Teatro di Roma!
-
Teatro di Roma, nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione
-
Il Teatro di Roma diventa Fondazione
-
Carta Giovani Nazionale
-
Art Bonus - Sostieni il tuo teatro!