documenti collegati
Tutto parte dalla domanda con cui si apre questa Vita: è distante la Birmania? Evidentemente no. La Birmania nella nostra Vita è una maschera per parlare anche di noi.
C’è qualcosa di scandaloso nella vita di Aung San Suu Kyi. La “bontà” intesa come la intende la leader birmana, e come prima di lei una teoria di combattenti, da Rosa Luxemburg a Simone Weil, da Gandhi a Martin Luther King, da Jean Goss a Aldo Capitini, è scandalo in quanto eresia, ovvero, etimologicamente, scelta: si sceglie di non cedere alla violenza, alla legge che domina il mondo, si sceglie di restare “esseri umani”: nonostante tutto. Interrogarci sulla vita di Aung San Suu Kyi ha significato interrogare il nostro presente: cosa intendiamo per bene comune? Per democrazia? Cosa significano parole come “verità e giustizia?
Ho lavorato al testo variando tempi e luoghi, elaborando la drammaturgia su un doppio registro: la casa-cella, come quella di una mistica, e la Nazione vittima della ferocia dei dittatori. L’intimo e il politico.
La vita agli arresti di Suu è stata un pendolo tra i fantasmi: primo tra tutti quello del padre, Aung San, il padre di Suu e il padre della patria, una limpida figura di combattente per l’indipendenza della Birmania dagli inglesi, un politico che voleva democrazia e pluralismo, il presidente appena incaricato e subito assassinato, poco più che trentenne, quando la figlia aveva solo due anni.
Insieme a Ermanna abbiamo pensato a una scena onirica, una scena capace di essere allo stesso tempo luogo di fantasmi e antro della Storia, che potesse accogliere le maschere grottesche dei generali e gli spiriti malvagi della tradizione animista che impaurivano Aung San Suu Kyi da bambina. Ci siamo detti: si tratta di elaborare l’oscuro, perché la luce risalti. Doppio registro anche nella partitura musicale creata da Luigi Ceccarelli: le atmosfere “metalliche” di Luigi intrecciano i riferimenti musicali orientali al Pachelbel tanto amato da Suu, segno del suo profondo legame con la cultura europea.
Doppio registro anche nell’uso del microfono: da una parte voce pubblica (usato dai generali e usato da Suu alla pagoda di Shwedagon, nel discorso della sua investitura politica), dall’altra voce intima, che rende udibile il trascorrere del pensiero.
Marco Martinelli
News
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Il compratore di anime morte
-
“L’eco der core” Roma com’era, Roma com’è nei testi e nelle canzoni di Roma
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa
-
Roma in versi
-
È nato il nuovo canale Instagram della Fondazione Teatro di Roma!
-
Teatro di Roma, nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione
-
Il Teatro di Roma diventa Fondazione
-
Carta Giovani Nazionale
-
Art Bonus - Sostieni il tuo teatro!