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Roberto Herlitzka è protagonista assoluto di Una giovinezza enormemente giovane, il testo scritto da Gianni Borgna che fonde e rielabora brani, pensieri e poesie di Pier Paolo Pasolini in un monologo originale e autonomo. Dramma e coscienza in una metafisica evocazione della morte del grande intellettuale, poeta e regista friulano, che la regia di Antonio Calenda porta in scena dal 5 al 9 novembre al Teatro Argentina, per rendere omaggio al suo pensiero e all’intuizione profetica e visionaria della sua opera.
Dal 5 al 9 novembre al Teatro Argentina di Roma
Una giovinezza enormemente giovane
ispirato ai testi di Pier Paolo Pasolini
di Gianni Borgna
regia Antonio Calenda
con Roberto Herlitzka
scene Paolo Giovanazzi - luci Nino Napoletano
Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Mittelfest 2013
Lo spettacolo va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste
Roberto Herlitzka è protagonista assoluto di Una giovinezza enormemente giovane, il testo scritto da Gianni Borgna che fonde e rielabora brani, pensieri e poesie di Pier Paolo Pasolini in un monologo originale e autonomo. Dramma e coscienza in una metafisica evocazione della morte del grande intellettuale, poeta e regista friulano, che la regia di Antonio Calenda porta in scena dal 5 al 9 novembre al Teatro Argentina, per rendere omaggio al suo pensiero e all’intuizione profetica e visionaria della sua opera. Si inizia dalla fine con un corpo a terra e Pasolini, testimone della propria morte, che osserva da fuori se stesso massacrato sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia nel 1975.
L’intensità interpretativa di Roberto Herlitzka a servizio di uno spettacolo singolare, costruito attorno a un monologo presago, quasi divinatorio, che da un lato fa omaggio all’opera letteraria e poetica di Pasolini, e dall’altro sancisce la grande capacità profetica dello scrittore sul piano sociale e politico. Una messinscena rievocativa ma anche profondamente evocativa della sua capacità di “vedere politicamente” la società e i suoi mutamenti, di cui l’autore del monologo Gianni Borgna è stato un vero testimone culturale. E proprio dalla sua morte – sempre rimasta oscura – Antonio Calenda trae ispirazione per l’incipit dello spettacolo: rumori, un abbaiare di cani, un corpo a terra. Un’immagine forte che segnerà lo spettacolo e da cui il protagonista avvia il proprio monologare. Come se Pasolini stesso, in quel misterioso istante, si abbandonasse a un flusso di riflessioni sul mondo che ha lasciato e sulle sue evoluzioni di cui non potrà più essere testimone critico e acuto, pur avendole intuite: l’immagine di una Roma così diversa dalla sua, città multietnica, con l’idea che il bene più grande sia la ricchezza, che la storia e la cultura non possano essere che quelle borghesi.
Temi con cui oggi quotidianamente ci confrontiamo e che il suo pensiero, la sua ricchezza poetica, ci insegnano ancora ad attraversare con la necessaria consapevolezza. I riferimenti a tale pensiero pasoliniano e al corpo della sua opera letteraria pervadono il monologo che Calenda ha scelto di affidare a Herlitzka, uno degli interpreti di più intenso, misterioso spessore poetico e drammatico della scena italiana, per offrire una riflessione sull’attualità attraverso le parole di chi l’attualità aveva saputo decifrare con disincantata lungimiranza.
Lo spettacolo si inserisce all’interno del progetto ROMA PER PASOLINI, l’omaggio che il Teatro di Roma dedica alla fervida attualità della poetica e dello spirito profetico del grande pensatore cardine del ’900 italiano.
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