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di Lars Norén
traduzione Annuska Palme Sanavio
regia Fausto Russo Alesi
impianto scenico Marco Rossi
luci Claudio De Pace
con Fausto Russo Alesi
orari spettacolo
ore 21.00
domenica ore 18.00
produzione Piccolo Teatro di Milano
La poesia si unisce alla narrazione clinica in questo monologo ispirato a tragici episodi accaduti in un liceo tedesco, a partire dal diario di un adolescente assassino, e di lì a pochi mesi a Columbine, negli USA, dove alcuni adolescenti hanno sterminato insegnanti e compagni di scuola.
La storia è ambientata nella cittadina di Emstetten, in Vestfalia, nel liceo dove nel novembre del 2006 trenta persone, tra alunni e professori, ebbero la sfortuna di trovarsi sulla strada di un diciottenne omicida. Sebastian Bosse, ex studente diciottenne del liceo di Emstetten, entra armato nella scuola, apre il fuoco su allievi e insegnanti, provocando cinque feriti ed una ventina di intossicati; alla fine si suicida. La notte precedente aveva pubblicato su Internet alcuni appunti nei quali motivava il suo gesto. Ispirandosi al suo messaggio e alle cronache dei giornali Norén scava nelle pieghe dell'orrore che si nasconde nella società contemporanea, cercando di capirne l'origine e di rintracciare la cultura - o l'assenza di cultura - che lo scatena.
Attento osservatore della realtà contemporanea e delle possibili deviazioni della mente umana, Norén si interroga su tali abissi di orrore, chiedendosi quale sia l'origine di questa nuova forma di guerra civile scatenata (e annunciata) da un giovane contro se stesso e il mondo circostante.
Un testo durissimo, violento, che non spiega, non consola e non fa morali, preferendo addentrarsi tra le pieghe di un disagio che chiama in causa tutti quanti. Per questo è piaciuto a Fausto Russo Alesi che, appena smessi i panni di Shylock nel Mercante di Venezia di Ronconi, si mette di nuovo alla prova nel doppio ruolo di attore e regista.
"Di 20 novembre mi ha colpito la scrittura: scarna, poetica - spiega il regista capace di prendere il largo dalla cronaca per arrivare a interrogare l' intero sistema sociale. È come se nel testo coesistessero tre punti di vista: quello di Sebastian, completamente dentro i fatti, quello dell' autore e quello del pubblico".
Tra gli spettatori , Russo Alesi ha deciso di seminare una serie di manichini "per segnare la distanza tra un pubblico anestetizzato e un pubblico vivo, vero, che sulla realtà ha facoltà di intervenire. Prima di arrivare a quel 20 novembre, Sebastian ha subito e patito moltissimo, ma forse la cosa peggiore è stata l'indifferenza"
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