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Dichiaro pubblicamente di andare anche io a teatro da semplice spettatore - cosa non del tutto ovvia - e aggiungo che è proprio allora che, mentre me ne sto comodamente seduto in platea, il mio io-teatrante momentaneamente assopito si ridesta spesso all'improvviso, preda del suo incubo peggiore. Lasciate che ve lo descriva: a spettacolo concluso e sipario chiuso, il pubblico che ha appena espresso attraverso gli applausi il proprio gradimento si appresta a lasciare la sala quand'ecco che, con puntuale ineluttabilità, uno spettatore dal viso velato da un'espressione di mesta perplessità entra in scena nel mio campo visivo: quand'egli avvista, nelle mani di qualche avventore che se n'è munito, uno di quei magici foglietti a nome ‘programma di sala', quella mestizia nei suoi occhi si rischiara di un barlume di speranza e indicando il foglio dello scandalo sussurra: ‘Posso...?'; ora, stringendo tra le sue mani la piccola bibbia, il dubbioso dedica il tempo necessario a leggere il miracoloso bugiardino e una volta sollevato lo sguardo dal papiro e illuminato da un'espressione di sollievo pare esclamare: ‘Ecco, ora ho capito: ora è tutto chiaro!'. È questo il momento in cui il mio io-teatrante - seviziato quando si faceva più debole che mai e torturato dalla crudele evidenza che sempre è necessario fornire spiegazioni, istruzioni, pre- e post-fazioni al proprio lavoro, al proprio spettacolo - si ridesta in preda al panico!
Qualcuno sentirà puzza di presunzione e sospetterà che io covi la nemmeno-tanto-velata pretesa che uno spettacolo teatrale possa mostrarsi agli occhi del pubblico come una Madonna che, apparsa a tante mute Bernadette, le lasci tutte ugualmente estatiche e miracolate. Bene, lasciatemi respingere ogni eventuale accusa di presunzione tralasciando per ora di articolare la mia difesa.
Quel che più mi preme qui, perché è in me sempre vivo lo spauracchio di quell'incubo, è mettervi in guardia, quando ne avvisterete uno, da quei foglietti che io stesso avrò farcito con note di regia, dichiarazioni, interviste! Lasciate dunque che a tal fine io catturi la vostra attenzione e vi proponga, nella speranza che l'incubo possa mutarsi in sogno, di esser voi a vestire occasionalmente i panni del teatrante. D'accordo? Bene, eccovi allora nel bel mezzo delle nostre prove: rendetevi anzitutto conto di come una compagnia composta da un uomo e due donne sia già, inesorabilmente, un gineceo; rassegnatevi a chilometrici viaggi per raggiungere sale prove ai limiti dell'Urbe (che sono però così belle e silenziose!), accumulando con noi cronici ritardi... che si uniscono a quelli di un'attrice che spera e/o teme un'incipiente gravidanza (e che risvegliano il cinismo del regista il quale valuta le dimensioni che la pancia dell'attrice potrebbe avere alla data del debutto); passate con noi rilassanti periodi di prove in residenza presso luoghi tranquilli e appartati nella campagna toscana o marchigiana durante i quali noi, promiscui, si dorme e si mangia tutti insieme e dove l'uomo di turno è chiamato ad infinite processioni notturne tra le stanze comuni per stanare, catturare e sterminare insetti paragonati a un'Idra di Lerna, un Cerbero alato, uno Pterodattilo sopravvissuto all'estinzione...; chiedete anche voi, come tutti, una manciata di minuti per fare pausa caffé, pausa sigaretta, pausa bagno, pausa ‘telefonata importante', pausa ‘malessere improvviso'...; prendete confidenza con quell'attrice che impreca a mezza bocca perché, durante la ripetizione di una scena, ha dimenticato il cellulare acceso e il suo premuroso maritino si è ostinato a chiamarla, e sentite poi come, più tardi, l'amorevole maritino venga richiamato e coperto di insulti; siate testimoni coi vostri occhi di come, simpaticamente svampita, quell'altra attrice possa esclamare a giorni alterni ‘mi hanno rubato il portafogli!', e aspettate poi che si accorga come quel portafogli l'abbia dimenticato puntualmente, a giorni alterni, nell'altra borsa...; celebrate infine il piacere di averci conosciuto, prendendo con noi un aperitivo dopo la prova o prima di una replica, e non sospettate in me una tendenza all'alcolismo se vi dico che prendersi un Negroni (1/3 di vermouth rosso, 1/3 di gin, 1/3 di bitter) è preferibile che assumere un qualunque calmante, prima di entrare in scena...
Insomma, signori, come dice Peter Brook: l'idea di uno spettacolo può nascere da un testo o dalla scenografia, dalle luci o dalla musica... ma si è imboccata la strada sbagliata se si è dimenticato che per fare uno spettacolo la cosa più importante è il materiale umano. Dunque, prima che anche per noi si spengano le luci di sala e si accendano quelle sul palco perché cominci lo spettacolo, sappiate che quella ridicola e squisita umanità che avete intravisto è tutto quel che ogni giorno unisce la nostra compagnia: è l'unica ricchezza di cui disponiamo e sarà la sola maschera di cui promettiamo di vestirci dinanzi a voi, quella stessa che, quotidianamente, rivela la nostra esistenza agli occhi degli altri attraverso pregi e difetti.
Voi, signori, dal canto vostro promettete di stracciare quei foglietti dello scandalo dove ho scritto avvertenze, controindicazioni e posologie per malati: siate sani, e auguratevi di godere una buona serata in nostra compagnia quali commensali ad una cena tra amici.
Mirko Feliziani
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