KERENSKIJ E KORLINOV
Fede ed intellettuali nel caos della Russia
Due uomini si fronteggiano nell’incerta estate del 1917: il nuovo capo del governo Aleksandr Kerenskij e il “generalissimo” Lavr Kornilov, appena nominato comandante supremo. Kerenskij è l’uomo nuovo generato dal Febbraio, borghese e rivoluzionario, demagogo con il culto di sé: convinto di avere l’esercito sotto pieno controllo lancia un’offensiva militare che si muterà in rotta. Kornilov è l’uomo su cui puntano militari, ambasciatori stranieri, industriali, borghesia per deviare il corso della rivoluzione e riprendere il controllo del Paese. I due si fronteggiano platealmente alla Conferenza di Stato di Mosca, sul palco del Bolshoj. Kornilov progetta un vero e proprio golpe controrivoluzionario, Kerenskij è tentato di assecondarlo per spostare gli equilibri del potere, pensando poi di poterne approfittare personalmente. Il generalissimo muove le truppe verso Pietrogrado, raggiunge la periferia della città, poi il putsch si arena per la ribellione dei cosacchi, e si scioglie come neve al sole. Ma per battere il golpe, Kerenskij ha dovuto far scarcerare i capi bolscevichi, che adesso ritrovano spazio e vigore nella città elettrica e incandescente. La Chiesa ha appoggiato Kornilov, e con l’Ottobre si avvia verso una stagione di martirio. Gli intellettuali, scrittori, poeti e artisti, sono prima sedotti dalla rivoluzione, poi traditi e disillusi pagheranno con l’esilio, il conformismo, la vita. La loro tragedia è nei taccuini di Blok, nelle pagine di Nina Berberova, nei versi di Anna Akhmatova.
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