RASPUTIN E LE RIVOLTE OPERAIE
Il Febbraio caldo nel gran Teatro di Pietrogrado
C’è un cortile sulla riva della Mojka a Pietrogrado, dove cent’anni fa si radunano tutti gli spettri del caos che visiteranno il 1917. E’ il luogo dove viene assassinato Grigorj Rasputin, il monaco santo che aveva soggiogato i due sovrani. Oggi, cent’anni dopo, c’è un mazzo di garofani rossi sulla neve, nel punto del cortile dove lo starez è caduto centrato da due proiettili, dopo aver bevuto due coppe di liquore avvelenato. Quell’assassinio è un’anticipazione di tutto quel che accadrà, intrighi e orrori compresi, con la Corona che perde ogni autorità, in un Paese duramente provato dalla guerra e dalla penuria alimentare. L’”iskra”, la scintilla, la troveranno le operaie della filatura “Krasnaja Zit”, Filo Rosso, dove arriva la voce del razionamento del pane e della farina. Le donne si ricordano che il 23 febbraio russo corrisponde all’8 marzo del calendario occidentale, il giorno della loro festa rovesciata in disgrazia. Decidono di staccare gli impianti, escono in strada per salire fino alla cattedrale di Kazan e dire a Dio e allo Zar che vogliono il pane. Ma dovunque si aggiungono studenti, operai, madri di famiglia esasperate dalle code. Il giorno dopo sono 150 mila, e quando trovano il ponte Litejnyj sbarrato dai gendarmi scendono sul letto della Neva, attraversandola: la rivoluzione arriva sul ghiaccio.
Il mattino dopo, sabato 25, gli slogan diventano politici. La guardia apre il fuoco, gli operai rispondono con viti, bulloni, pezzi di ghiaccio. I cosacchi passano con gli insorti, la sommossa diventa insurrezione. Lo Zar ordina di soffocare la rivolta in 24 ore, ci sono almeno 40 morti e decine di feriti, i reggimenti si ammutinano. Salta l’Arsenale, escono 40 mila fucili, brucia la sede della polizia segreta. Nell’ala grande di palazzo Tauride nasce un primo, timoroso governo non scelto dallo Zar. E nella sala 13 e nell’ufficio 12 prende forma il Soviet Operaio di Pietroburgo, nel palazzo di un principe. Qui, tra gli spari e le urla dei soldati, arriva la notizia che un drappo rosso è salito al posto della bandiera dello Zar su Palazzo d’Inverno.
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