Roma non è una città: è uno spazio per metà museo e per metà periferia sudamericana. Il passato è distrutto dalle automobili (trema persino il Colosseo), il futuro è impedito da una speculazione banditesca e irrimediabile. L’urbanista perciò guarda a Roma come un oggetto inutile, l’antiquario cerca di scappare coi pezzi che cascano, chi ci abita non si sente dentro ma non si sente nemmeno fuori, il turista si aggira perduto tentando di attribuire a tutto il valore della ”storia“, il sociologo analizza e nega che si possa vivere come a Roma. E gli scrittori? Questa è la prima volta che si chiede a un gruppo così denso e prestigioso di scrittori di guardare Roma, di descriverla, di giudicarla. La riflessione porta quasi sempre allo stupore, alla confusione, allo shock. Non si tratta del pamphlet irritato e vagamente razzistico che riflette i pregiudizi del settentrionale indignato: tre quarti di questi autori vivono a Roma, e se non vi sono nati l’hanno scelta come città di elezione. Per cui la loro requisitoria va vista come un contributo critico da leggere anche in prospettiva: nel momento in cui il paese si avvia a ritrovare la sua vocazione policentrica attraverso le autonomie locali e le iniziative esemplari che sempre più frequentemente nascono in periferia, quale potrà essere il nuovo ruolo della capitale? Perché uno degli interrogativi che rimbalza da un capo all’altro di questo libro è in fondo il seguente: E’ Roma che ha fatto governare l’Italia nel modo che sappiamo o è quel modo di governare che ha dato a Roma la faccia che ha?
(dalla quarta di copertina di Contro Roma, Bompiani, Milano 1975)
Amo la poesia e la letteratura italiana e da molti anni il mio studio è orientato all’approfondimento di scrittori e poeti italiani che hanno raccontato e raccontano il Paese. Attraverso di loro, soprattutto attraverso le loro parole, trovo la forza e il coraggio di affrontare e stare in questo disperante presente. Essi stimolano domande e incoraggiano nel perseguire la strada della riflessione e dello stupore e nel cercare delle risposte.
Ho amato Elio Pagliarani, nella sua poesia e nella sua persona, La ragazza Carla, citando Franco Cordelli, è diventata la mia bandiera: il poema racconta la Milano del dopoguerra e cerca di comprendere perché quella Milano è stata definita la capitale morale.
Ho amato Natalia Ginzburg nella sua scrittura e nella sua persona, mi piace rileggere i Meridiani a lei dedicati, mi emoziona la sua disarmante e profonda levità. Qualche tempo fa sono incappata in un suo articolo dal titolo Il centro di Roma, in apertura fa cenno al volume Contro Roma, edito da Bompiani negli anni Settanta. L’ho immediatamente cercato, è pressoché introvabile, pezzi straordinari, che invitano a dibattere sulla città, a continuare a pensare, a continuare a cercare. La mia vita da molti anni si divide tra Milano e Roma: La ragazza Carla sta diventando un film documentario.
Ora è venuto il tempo, insieme alle parole di questi scrittori, alle loro osservazioni, assieme a Roma, di capire Roma, con un ciclo di letture di questi articoli e parlarne.
Chiudo con questa considerazione della Ginzburg: “Le città che abbiamo scelto da adulti e che diventano nostre, sono insieme quello che di loro abbiamo immaginato nell’infanzia senza conoscerle, quello che di loro ci è apparso quando le abbiamo viste per la prima volta, il desiderio che ne abbiamo provato standone lontani, e infine l’insensibilità o la rabbia con le quali vi camminiamo abitandole ormai da molti anni. I sentimenti che esse ci ispirano abitandole da molti anni non sono diversi dai sentimenti che ci ispirano le persone, quando una lunga e giornaliera abitudine di convivenza mescola nell’affetto insofferenza e rabbia. A un certo punto ci accorgiamo che l’insofferenza e la rabbia, cresciute sopra l’affetto come dei licheni, non hanno logorato l’affetto ma l’hanno invece reso più forte, profondo e inestinguibile. Allora cerchiamo nella memoria le immagini remote di quelle persone, o di quei luoghi, quando per la prima volta ci sono venuti incontro, e noi non sapevamo ancora se era un incontro secondario e fuggevole, o invece duraturo ed essenziale” (da Così e Roma, I Meridiani, vol. II, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1987).
Carla Chiarelli
News
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Il compratore di anime morte
-
“L’eco der core” Roma com’era, Roma com’è nei testi e nelle canzoni di Roma
-
Visita spettacolo al Teatro India
-
Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa
-
Roma in versi
-
È nato il nuovo canale Instagram della Fondazione Teatro di Roma!
-
Teatro di Roma, nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione
-
Il Teatro di Roma diventa Fondazione
-
Carta Giovani Nazionale
-
Art Bonus - Sostieni il tuo teatro!